Non si finisce mai di ricominciare | Claudia Vanti

Insomma, per la serie luoghi comuni e banalità di fine anno, qui non si sa più veramente cosa dire e tanto meno cosa scrivere
Come la si fa si sbaglia. Potevo ignorare l’elefantone nella stanza del post precedente?
No, chi cerca di essere arguto e trovare similitudini inaspettate fra tutte le immagini che ci restituisce una quotidianità schizofrenica merita giustamente di essere punito.
Punito da brand distratti che si cacciano nei guai e da altrettanto distratte icone sociali.

Fango sugli stivali… vabbè, qui va a finire che rubo il mestiere a Matteo e in cima alla mia personale lista di stivali infangati metto soltanto quelli di Sasha Ring e soci (Moderat) indossati durante il breve concerto per ARTE trasmesso in streaming dal cantiere del Grand Palais di Parigi in via di ristrutturazione.
45 minuti di suoni perfetti e immagini colte a volo di drone di una costruzione simbolo, eretta come padiglione espositivo nel 1900, in un epoca di immotivata fiducia verso il progresso e che ora, di nuovo allo stato di struttura spoglia in ferro e vetro, rivela la sua essenzialità classica ingentilita dalle volute dell’Art Nouveau.
E poi le macchine, la bellezza dell’inumano a contrasto della fin troppo umana voce di Apparat, i bulldozer, gli escavatori ma anche la Roland RE-201, i sequencer e i laptop dei musicisti.
Quello che ne esce è una sorta di soul immoto e straziante,scolpito nello stesso marmo bianco delle colonne del Palais, solo la musica elettronica oggi riesce a essere così disperatamente sentimentale e malinconica, con l’unica via d’uscita della classicità.

Ma neanche con i bulldozer si può andare tranquilli: le macchine ispirano e a volte le si portano pure a bordo passerella, come nella sfilata SS23 di Coperni, quella con Bella Hadid e il vestito spruzzato, e subito la polemichetta è in agguato (ciao, ti mancavo, vero?)

A proposito:
1) è un concetto nuovo? Non del tutto, è un tipo di performance già vista
2) è tutto copiato? Neppure, la possibilità di spruzzare delle fibre che diventino tessuto è recente, spruzzare colore era una cosa diversa.
Piuttosto quello che è mancato a Coperni è un concetto creativo più forte che vada al di là della dimostrazione tecnica e basta.
Concetto creativo che da McQueen (nel ’98) era predominante, anche nella scelta di lasciare agire le macchine, due robot per la verniciatura recuperati alla Fiat.

Però bravi tutti, almeno per ora e per quest’anno, al prossimo vedremo di alzare anche il livello delle diatribe.
Si spera.

Claudia Vanti