Taglia amica | Claudia Vanti

7 febbraio: come vola il tempo!
Un mese fa era tutto Sanremo e stylist e look improbabili addosso a persone poco abituate a muoversi like a f**king celebrity con un effetto straniante di abiti presi in prestito dalla zia che ne sa di moda.
Un macello, ma il trash esige il suo torbido tributo e quindi perché non accontentarlo?
Il camp no, quello non lo si sfiora neanche per caso, purtroppo.

Passa un mese e siamo nel pieno delle settimane delle sfilate: sei mesi fa era tutto body inclusive e body diversity e ora, ops, non interessa più a nessuno.
Troppo didascalico, sei mesi fa, rimosso oggi, che in fondo sono temi essenziali solo per i luoghi in cui la moda si produce ma si consuma poco.
Dove la si vende seriamente (Cina?) importa poco o nulla, magrezza e chirurgia plastica funzionano ancora benissimo.
Come si collega la body diversity con Sanremo?
Si collega con l’abito di taglia sbagliata fatto indossare ad Arisa, e non c’è nulla di più mortificante e discriminante che comprimere un corpo (normotipo, nel suo caso) in una taglia più piccola, per la scomodità che ne deriva, l’impaccio e la distorsione estetica.
Insomma, un fagotto, in sintesi.

L’abito di Rick Owens nella stessa serata era indossato anche da una violinista, Laura Marzadori , una specie di evento, uno stilista non propriamente di massa e piuttosto concettuale per ben due volte sul palco più nazionalpopolare che ci possa essere, una sorta di colpo di stato della moda di nicchia rispetto alle tonnellate di capi Armani (quel classico che si crede non impegni) riversate ogni anno sulle scalinate dell’Ariston da cantanti e ospiti.
Solo che l’abito di Laura Marzadori era della taglia giusta, quello di Arisa no.
Che sarà successo?

Chissà se lo stylist era condiviso e magari ha raccolto due capi della stessa taglia dello showroom senza pensare troppo alle destinatarie, o se invece si è proprio sbagliato, o peggio, non se n’è curato.
La noncuranza è una forma di body shaming, e in attesa di fare la rivoluzione dei corpi non conformi cominciamo almeno a rispettare le taglie, sia quando acquistiamo per fare un regalo a noi stessi, che quando pensiamo ad altri, che il rispetto comincia da lì.

Claudia Vanti