Il Tai Chi e l’arte del giardinaggio | Mirco Denicolò

Mi chiamo Mirco Denicolò, ho quasi sessant’anni, da almeno dieci frequento una palestra di Tai Chi.
La pratica del Tai Chi mi rimanda a mia madre quando cura il giardino, anzi, al ricordo che ho di lei mentre la guardavo da bambino.

Il giardino era il suo spazio privato, un frammento del mondo vegetale a cui lei si dedicava quasi quotidianamente, anche quando non sembrava esserci nulla da fare: si avvicinava ai fiori e toglieva una foglia, spostava un vaso, smuoveva una parte di terreno; quando era necessario innaffiava con un tubo di gomma verde, distribuiva l’acqua come nutriva noi figli e si muoveva attorno alle piante come se quella briciola di natura dovesse adeguarsi ad un suo istintivo modello di armonia.

Con il caldo, prima lentamente poi all’improvviso, tutto il suo lavoro esplodeva, da aprile a tutta l’estate i fiori impazzivano di vita e la sera il loro profumo faceva venire il mal di testa…
Ecco: quando tutto pareva perfetto mia madre cominciava a disfare il lavoro.
Cambiava il posto di una pianta, progettava di variare la disposizione della prossima semina, modificava i camminamenti, correggeva l’aspetto del giardino come se fosse mutato il senso delle cose e lei stesse, serenamente, aderendovi.

Il giardino di mia madre non è mai stato fermo, se devo rievocare un ricordo, visualizzo sue mani che cambiano le cose, in modo minimo, senza sforzo.
Quando gli amici mi chiedono cosa faccio in palestra io rispondo che due volte alla settimana mi esercito ad una sequenza di movimenti destinati a cambiare ogni volta che li ho memorizzati, e che comunque, prima o poi, tutti assieme diventeranno un’azione fluida e continua, bellissima e potente, che durerà un istante e che questo è molto, molto vicino all’aspetto del giardino di mia madre e alla mia idea di bellezza.

Mirco Denicolò