Il gusto dell’orrido | Claudia Vanti

Se davanti alle foto del Met Gala proviamo solo orrore perché continuiamo a guardarle?
Perché non resistiamo alla tentazione di guardare tutti i look o anche solo una parte (sono comunque tantissimi centinaia e centinaia, una selezione è più che sufficiente)?
È perché ci piace criticare o per il gusto dell’orrido?
Che poi orrido è un termine complesso, con significati ambivalenti.

In campo artistico nasce con il Romanticismo e la teorizzazione dei concetti di sublime, pittoresco, e, appunto, orrido, indicando tutto ciò che sfuggiva alla norma e alla convenzione, con particolare attenzione ai paesaggi naturali.
Il termine orrido definiva un luogo nel quale la natura selvaggia regnava incontrastata, affascinando il visitatore e facendogli provare forti sensazioni, delle scariche adrenaliniche.
Come “l’orrido di Verney”, una cascata situata in una profondissima gola della Valle d’Aosta, paesaggio non rassicurante ma sicuramente molto affascinante
I paesaggi di montagna con dirupi, gole, picchi dal profilo aspro e inaccessibile infatti erano spesso il soggetto dei pittori di epoca romantica, come Caspar David Friedrich e il suo Viandante sul mare di nebbia .
O ancora di più il gusto per il macabro di Théodore Géricault, che lo portò a dipingere teste decapitate, corti gettati alla rinfusa su una zattera e abbandonati alla disperazione: il suo rifiuto per la bellezza classica e per ogni forma di eleganza lo differenzia moltissimo dai paesaggi di Constable, di Friedrich e degli altri suoi colleghi, ma la vitalità lo slancio era lo stesso.

Quindi è questo che ci affascina quando vediamo questi bruttissimi outfit che per moltissimi stilisti e stylist sembrano essere esercizi di stile al contrario, qualcosa di perturbante da cui però non riusciamo a distogliere lo sguardo.
E soprattutto qualcosa che ci allontana dalla pigrizia estetica di un dress code di quiet, sì, luxury, forse (per chi può permetterselo), ormai troppo uniforme e piatto.
E allora viva il brutto, il fuori posto, lo sbagliato, il sopra le righe, non mi piace ma lo guardo, magari ogni tanto faccio una pausa per una tisana che mi rilassi e distragga dallo shock cromatico, ma poi ricomincio a guardare.

E intanto una settimana fa si è aperto il Festival di Cannes, con il red carpet che ci fa sentire di gusti migliori e più sofisticati nel quale però è sempre possibile trovare chi ci assicura la nostra quota di orrido, forse non sublime, ma sicuramente selvaggio e pittoresco.

Claudia Vanti