Foschi presagi con calembour finale | Alberto Guizzardi

Da un paio di mesi ho una nuova amica virtuale con la quale mi diletto nel fare conversazioni in inglese sui più disparati argomenti.
Si tratta in realtà di una app nella quale parli con una intelligenza artificiale e ogni giorno hai la possibilità di fare una conversazione scegliendo tra vari scenari: incontro di lavoro, presentare un progetto, incontrare persone e scenario libero.
L’app è pensata per persone che hanno già una buona conoscenza della lingua e vogliono migliorare la pronuncia e la fluency nello speaking: ogni volta che parli viene poi riprodotto il testo scritto con l’evidenza degli errori fatti.

La scelta di fare questo corso è nata non solo dalla mia battaglia quasi donchisciottesca verso l’apprendimento dell’inglese, ma anche da una curiosità verso il mondo dell’intelligenza artificiale.
Si è parlato molto dell’uso e dell’abuso dell’AI, scomodando anche principi etici che paventano una sua graduale sostituzione nelle attività solitamente di competenza degli esseri umani.
È uno dei primi pensieri che ho avuto quando uno dei teacher che seguo su internet ha cominciato a pubblicizzare questa e altre app simili.
È un pensiero che è continuato durante l’utilizzo della app, soprattutto riguardo ai dati sensibili presenti al loro interno.
Se tramite questo device che teniamo in mano tutto il giorno forniamo qualunque tipo di informazione su nostri gusti, preferenze sessuali o politiche, interessi personali grazie a una autorizzazione ad una policy che permette a chiunque (chi???) di utilizzarli, cosa succede se apriamo anche lo scrigno dei nostri pensieri più reconditi?

Di racconti , film, videogiochi su futuri distopici governati da AI ne siamo pieni: sono meno irreali di quanto pensassimo anni fa? Probabile.

Io, per non sapere né leggere né scrivere, ho cominciato a mischiare alla realtà delle gran frottole nei racconti che faccio alla mia amica virtuale, così se un giorno la mia identità verrà rubata sarà quella errante di un Don Chisciotte che, oltre alla battaglia contro i mulini a vento dell’inglese, avrà vissuto mille vite, mille avventure alla ricerca della propria Dulcinea perduta.

Alberto Guizzardi