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UN PO’ DI INTEGRITÀ È MEGLIO DI QUALSIASI CARRIERA | MATTEO LION

Se cerchiamo la definizione di irreprensibile nel dizionario, troveremo: “che non merita alcuna riprensione, a cui non si può muovere il minimo biasimo per ciò che riguarda l’onestà, l’integrità, la correttezza, la perfezione formale”.
Quando nel 2002 Jamie McDermott decise di chiamare la sua band The Irrepressibles aveva sicuramente ben chiaro il significato di quell’aggettivo.
Dopo tanti anni e 4 dischi in studio possiamo dire che la loro produzione è stata davvero onesta e integra per quel che riguarda i temi trattati.
Partendo dalla sua esperienza omosessuale l’autore ha sempre esplorato con sincerità temi come identità, amore e libertà.

A fine Settembre è stato pubblicato il loro quarto disco in studio: Yo HOMO! (Of Naked Design) che hanno presentato affermando: “Volevamo dar vita ad un disco specificatamente per la comunità queer, per creare un porto sicuro in cui la gente sentisse di essere rappresentata.
Per contribuire alla colonna sonora delle nostre vite, sia con la musica che con video”.
Queer è un termine inglese che tradizionalmente significava “eccentrico”, “insolito”.
Oggi è un termine più inclusivo che serve a definire chi sessualmente, etnicamente o socialmente si sente eccentrico ma rispetto alle definizioni di normalità codificate dalla cultura egemone.
Dal loro esordio con il disco Mirror Mirror la loro musica è stata sicuramente queer, eccentrica, insolita, non definibile in nessun genere.
Sono pochi i dischi che possono lasciare così spaesati da meritarsi una recensione come quella dell’Independent che lo descrisse come “un paesaggio sonoro drammatico grondante di echi della Repubblica di Weimar e della Belle Époque”.
Un disco sull’esperienza universale dell’amore che va oltre i generi e le diverse sessualità.
È un disco sulla bellezza di diventare e riconoscersi se stessi.
Il titolo di quel disco “specchio specchio” ci portava in un mondo fatato ma la storia raccontata era diversa da quella che conoscevamo.
Grimilde guardandosi nello specchio, servo delle sue brame, si convince che proprio lei può essere la più bella del reame.
Anche quando la band porta i loro dischi in tour ci regala un’esperienza teatrale e suggestiva.
Ho avuto la fortuna di vederli dal vivo la prima volta nel 2010 al Teatro Storchi di Modena e poi nel 2013 a Teatri di Vita a Bologna invitati nel cartellone del festival Gender Bender.
Non il solito concerto ma quasi un cabaret orchestrale, dove la musica prende vita in una sorta di carillon umano, come potete vedere in questo video.

Questo nuovo disco musicalmente è davvero ricchissimo e pieno di inventiva. È sicuramente meno pop e meno barocco rispetto al loro esordio.
Hanno virato verso un punk-rock più deciso, ma sempre aggraziato da un lavoro sugli archi che rimane il loro marchio di fabbrica.
Anche la voce abbandona i falsetti degli esordi e si fa più dura e decisa.
Il disco è stato anticipato da alcuni video davvero d’impatto.
Musica e video, senza fronzoli. (… eh si, mi sto riferendo a quel modo orrendo di promuovere la musica di oggi.
Come i poveri The Cure che hanno lanciato anche un sito web segreto e un canale Whatsapp dove i fan potranno scoprire gli aggiornamenti sull’album. Praticamente la comunicazione dell’Esselunga.
A quando i punti fragola? p.s.: Alone comunque è un gran pezzone!).

Vi invito a guardare il video di In The Rhythm interpretato dalla leggenda dello skateboard Chandler Burton che, in compagnia del fidanzato, ci porta in giro in una loro giornata tipo: dal loro risveglio insieme fino alla ricerca della salita migliore dove lanciarsi con il loro skate!
Anche per la canzone Destination, che parla della difficoltà di avere relazioni di valore nel mondo delle dating app, hanno pensato ad un video d’impatto.
Il video ci porta dentro un negozio acquario dove con frettoloso distacco solitamente si sceglie il “pesce” da portare a casa, senza pensare che anche noi siamo i medesimi pesci del medesimo acquario.

Quindi vi invito a scoprire questa band davvero entusiasmante, magari a partire da uno dei loro classici Two man in love.
Devo anche registrare che gli Irrepressibles non hanno davvero avuto il successo e il consenso che meritano, purtroppo a partire dalla stessa comunità LGBTQ+.
Viviamo tempi strani e la G dell’acronimo – soprattutto se G sta per maschio gay bianco – è quella che ormai crea meno interesse e hype.
È più “instagrammabile” – anche per la comunità stessa – farsi rappresentare giustamente da altre soggettività maggiormente “politiche”.
Sapete quanto io ami Anohni, ma sono certo che la sua transizione la renda più interessante per la stampa del povero Jamie McDermott.
Anche tra le nuove leve è sicuramente meno scontata l’esperienza di Chappell Roan, lesbica che quando va sul palco si definisce drag. E’ sacrosanto allargare la percezione del proprio sé e autodefinirsi, sia chiaro. Ma ho paura che certa stampa – e un certo pubblico – siano più interessati alla “novità” più che alla sostanza.
Vengono celebrate con enfasi certe posizioni (a volte anche il minimo sindacale) vicine alle istanze LGBTQ+ da parte di artisti etero (vedi ad esempio Lady BlackBird) che non un disco militante e diretto come “Yo HOMO” degli Irrepressibles.

Insomma spero che ad un prossimo pride da qualche carro si senta anche la musica degli Irrepressibles, più che di Paola e Chiara.

MATTEO LION
Ha lavorato per anni come account per varie agenzie di comunicazione.

Dal 2010 si occupa di selezione del personale ed è Team Leader in progetti di inserimento di lavoratori con disabilità.

La musica è la sua passione, con una lente attenta alle nuove sonorità.

Matteo Lion

METABOX – sensibilità aumentata è un’installazione di arte contemporanea online, dal 2010

METABOX – augmented sensitivity is an online installation of contemporary art, since 2010

Progetto/project by: Andrea Ferrato

Realizzato da/Made by: Frignano Informatica

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Quella sottile sensazione di inadeguatezza, di mancanza. La ricerca delle risposte e il piacere dimenticato delle domande. Accogliere la complessità è un passo verso la consapevolezza del contemporaneo. Non siamo esseri semplici, dobbiamo assorbire e rigenerare. Siamo sempre stati arte e oggi dobbiamo saper vivere con una sensibilità aumentata.

METABOX – sensibilità aumentata è un’installazione di arte contemporanea online, dal 2010

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