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IL CANTORE SINCERO DELL’AMORE (E DI COSA NON LO SIA) | MATTEO LION

Se mai avessi bisogno di uno sconosciuto che canti al tuo matrimonio, allora sono il tuo uomo.
Conosco ogni canzone, da Bacharach a David.
Ogni stupida canzone d’amore che ti abbia mai toccato il cuore.
Ogni ballata romantica che abbia mai scalato le classifiche
” 

Basterebbero questi versi, tratti dall’album di esordio di Jens Lekman del 2004 – un disco che definirei semplicemente imprescindibile – per inquadrare il cantautore svedese.
Un artista la cui penna ha sempre trattato l’amore con una semplicità e una schiettezza quasi chirurgiche.
Quel disco, venato di un senso pratico tipicamente svedese, vedeva l’amore arrivare come un tram da prendere al volo: “Il tram numero uno è pieno di divertimento, Il tram numero due è un divano, Il tram numero tre è miseria. […] Tram numero sette per il paradiso“.

Non solo idillio, però.
Lekman affrontava anche le crisi: le relazioni con partner con disturbi di personalità e le lotte interiori di chi si innamora dell’amica.

Qualche anno dopo, arrivò il meraviglioso I Know What Love Isn’t.
L’intuizione era geniale: se non riesci a definire cosa sia l’amore, forse puoi iniziare a cantare cosa non lo sia.
Si procede per esclusione, con il rischio – ma anche l’onestà – di fare piazza pulita o, peggio, di restare soli.
Il singolo apripista, Erica America, cattura quel momento esatto in cui fai fare una brusca inversione a U ai tuoi sentimenti e pensi: “sarebbe bello non averti mai incontrato“.

L’onestà brutale di Lekman lo rende il cantautore ideale per le serenate d’amore di questi tempi difficili.
Altro che gli scontati cantanti neomelodici del “Castello delle Meraviglie”!
Lekman è quell’amico diretto – e un pizzico cinico – che ti canta l’amore con franchezza e, poche ore prima del matrimonio, ti invita a tenere gli occhi ben aperti. Perché dopo, dovrai sicuramente chiuderne uno.
Insomma, è la Miranda Hobbes di Sex & The City che sussurra a una iper-romantica Charlotte: “Gli uomini che vogliono sposarsi sono quelli a cui manca la mamma”. Sbammmm!
Coerentemente con il suo primo auspicio, in questi anni Lekman è stato davvero ingaggiato in tutto il mondo per intrattenere agli sposalizi.

A settembre ha finalmente pubblicato Songs For Other People’s Wedding, un album scritto con l’autore David Levithan.
E che sia chiaro: sono canzoni per i matrimoni degli altri! Perché si sa, “è facile sopportare con coraggio le sofferenze degli altri”.

Questo disco non è solo una raccolta di brani, ma un lungo racconto ricco di personaggi e dettagli.
Le canzoni sono vere e proprie lezioni di vita per chiunque voglia sposarsi, perché, in fondo, il matrimonio è come la morte: pochi ci arrivano preparati.
Lekman si posiziona come osservatore neutrale, ma potentissimo: “Quando sei un cantante di matrimoni non sei la star della serata. I riflettori non sono puntati su di te. Il tuo posto è di lato ma puoi essere un osservatore. Puoi vedere ciò che gli altri non vedono“.

E cosa vede? Nella The first love song capta le contraddizioni umane durante i discorsi al ricevimento, arrivando a una sintesi disarmante: “L’amore è brutalmente semplice. O c’è o non c’è“.

In Wedding in Leipzig eleva il suo ruolo: “Mi chiede perché canto ai matrimoni e dico che mi fa sentire come un’ostetrica. Come se accompagnassi queste persone alla fase successiva della loro vita“.
Il matrimonio è per lui un balzo verso l’infinito.
La canzone parla anche ai single, e lo fa con l’ironia affilata di chi siede al “tavolo di riserva”: “Alla cena sono al tavolo con altre quattro persone: due sorelle che assomigliano a Patty e Selma dei Simpson, un uomo anziano i cui polmoni suonano come un fischio rotto e un uomo che è l’incarnazione di un incel in piena regola. Quindi questo è il tavolo dei single, questa è la mia gente“.

L’amore, visto da quel tavolo, è spesso cinico.
Quando il padre della sposa sentenzia che la famiglia è ciò che dà significato alla vita, una single risponde caustica: “Oppure è la paura di morire sole. Una camera doppia riservata sotto la stessa lapide”. Fa eco al celebre Guy de Maupassant: “giudico il matrimonio uno scambio di cattivi umori di giorno e di cattivi odori di notte”.

Eppure, a volte, persino i più scettici arrivano a quel “sì, lo voglio”.
Non è solo paura, ma anche il superamento di schemi e reticenze.
Nella bellissima With You I Can Hear My Own Voice, Lekman racconta la liberazione di un amore sano: “Tutti quelli che ho cercato di amare / Cantavano la stessa vecchia canzone / Un coro di ‘Perché non mi ami?’ / Soffocava la mia stessa voce. / Ogni ‘Ti amo’ era una domanda / carica come un fucile da caccia“. 

Con Lekman, finalmente, l’amore non è una minaccia o una supplica, ma uno spazio dove l’eco della tua voce è in armonia.

fonte immagine >>>

MATTEO LION
Ha lavorato per anni come account per varie agenzie di comunicazione.

Dal 2010 si occupa di selezione del personale ed è Team Leader in progetti di inserimento di lavoratori con disabilità.

La musica è la sua passione, con una lente attenta alle nuove sonorità.

Altra musica | Matteo Lion

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Quella sottile sensazione di inadeguatezza, di mancanza. La ricerca delle risposte e il piacere dimenticato delle domande. Accogliere la complessità è un passo verso la consapevolezza del contemporaneo. Non siamo esseri semplici, dobbiamo assorbire e rigenerare. Siamo sempre stati arte e oggi dobbiamo saper vivere con una sensibilità aumentata.

METABOX – sensibilità aumentata è un’installazione di arte contemporanea online, dal 2010

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