
Venerdì 30 maggio, le CocoRosie hanno incantato (e turbato) Milano con il loro tour a supporto di “Little Death Wish”, il loro ottavo disco.
Le due sorelle Bianca Leilani Casady (“Coco”) e Sierra Rose Casady (“Rosie”) entrano in scena con i loro inconfondibili look “freak” e i volti dipinti, trasformando il palco in un teatro di bizzarrie, prodigi e un’irresistibile – quasi magnetica – curiosità.
Ma il freak è anche deformità e stigma.
Le CocoRosie portano in scena le loro ferite, sublimando un passato difficile – come quello di Sierra, che si allontanò da casa a soli 14 anni perchè a disagio per le cerimonie del peyote alle quali la madre partecipava e dove tutti gli adulti erano completamente sballati – in un ghigno perenne, consolatorio e compassionevole.
Ripenso ad una frase della famosa fotografa Diane Arbus che dice:
“Quelli che nascono mostri sono l’aristocrazia del mondo dell’emarginazione.
Quasi tutti attraversano la vita temendo le esperienze traumatiche.
I mostri sono nati insieme al loro trauma.
Hanno superato il loro esame nella vita, sono degli aristocratici.
Io mi adatto alle cose malmesse.
Intendo dire che non mi piace metter ordine alle cose.
Se qualcosa non è a posto di fronte a me, io non la metto a posto.
Mi metto a posto io”.
Le due sorelle Casady si sono ritrovate da adulte, dopo anni di lontananza forzata.
Sierra era venuta in Europa a studiare canto lirico e Bianca in America a studiare filosofia.
Nei loro spettacoli riescono a ricreare lo spirito autentico e libero dell’infanzia che le aveva unite all’inizio delle loro vite.
Questa ricerca dell’autenticità si riflette nella loro musica.
Fin dal primo disco, l’uso ossessivo di giocattoli come strumenti ha rivelato un’anima “naïf”, primordiale.
Le CocoRosie sono le custodi di quel fanciullino pascoliano che non smette di stupirsi, di mescolare il sacro e il profano, il reale e l’onirico, con la stessa libertà e sfrontatezza di un bambino che crea la ricetta della torta più golosa del mondo.
Perchè limitarsi?
In questo tour, l’aggiunta di un quartetto d’archi e di un theremin non ha addolcito il loro sound, ma lo ha arricchito di nuove, inaspettate sfumature, mescolando rap, elettronica, folk, lirica e glitch in un “caos coerente”.
Sono cantastorie moderne, apparentemente pop, ma in realtà profondamente fuori dagli schemi.
La loro musica è un equilibrio instabile, un continuo desiderio di sperimentare le infinite possibilità dell’infanzia, quella fase della vita in cui la gioia è pura vibrazione vitale.
Hanno attraversato il cerchio di fuoco dell’età adulta senza bruciarsi le ali, preservando una poetica infantile che fa della loro musica un’esplosione di ricordi sopiti, pronti a saltarti in faccia come gatti inferociti.
Le CocoRosie sono quei gatti: non sai se averne timore o aver voglia di accarezzare.
Il loro ultimo disco è nato anche dopo la morte della loro madre, Christina Chalmers, un’artista nomade.
In una intervista hanno detto: “Nostra madre non si fermava mai da nessuna parte per più di qualche mese. Siamo cresciuti alle Hawaii, in tutta la California, il Nuovo Messico, l’Arizona. Diceva sempre che i suoi antenati siriani dovevano avere uno spirito zingaro in loro. Alcuni criticavano nostra madre per aver spostato i figli così in fretta che non avevamo mai la possibilità di fare amicizia o finire un anno scolastico nello stesso posto“.
Eppure Anohni scrisse una canzone dedicata alla fattoria nel sud della Francia dove la madre delle CocoRosie si stabilì in vecchiaia, per celebrarne la pace e il senso di sicurezza che provava in quel luogo.
In questo disco si parla molto di madri.
Sempre mescolando il reale con l’onirico.
Nascondendo l’esperienza personale dietro a delle storie che a volte sembrano forzate e inverosimili.
“La mamma doveva essere l’uomo di casa
Papà giocava con la mamma come il gatto gioca con il topo
Doveva fare quello che doveva fare
Lo buttò fuori come una vecchia scarpa sinistra
Ci rifiutammo di andare, eravamo troppo piccole per sapere
che saremmo finite in un altro stato, compagne di prigione
Io e mia sorella, destino sconosciuto
se nessuno al mondo capisce
Io almeno ho te“.
E sul palco sono frequenti gli abbracci tra le due sorelle.
L’abbraccio di una sorella significa molto di più di quello di qualsiasi folla.
Perché gli altri vedono soltanto il risultato, mentre lei vede tutto ciò che ci ha portato fin lì.
Una sorella è un pizzico d’infanzia che non potrà mai perdersi.
In un’altra canzone dicono:
“La mamma è allo sfasciacarrozze a lavorare per il suo papavero del sedile posteriore.
La mamma è al cimitero, sta spingendo margherite.
La sorella è al manicomio e sogna la sua mamma dello sfasciacarrozze.
La bambina è nella casetta delle bambole che aspetta il suo papà fannullone“.
E poi c’è la morte.
Presente, inesorabile, affrontata con una spiazzante onestà, in versi che raggelano, ma che allo stesso tempo offrono una macabra consolazione a chi si sente “sbagliato”.
Le CocoRosie non temono di guardare la morte negli occhi, trasformandola in una cupa melodia:
“Le campane nuziali suoneranno all’inferno
Non sei altro che spazzatura
Troie sgualdrine,
streghe suturate.
Troie pruriginose,
pantaloni troppo grandi.
Punti di sutura rotti,
desideri sanguinanti.
Piatti rotti, baci da sgualdrina.
Bambole mancate, piccole signorine mancate.
Piccola signorina viziosa,
piccoli desideri di morte.
Fuori la spazzatura
L’amore è perduto, è arrugginito e lavato
Lei ha dato anima e cuore
Finché morte non ci separi
Le campane nuziali suoneranno
L’inferno
Non è altro che spazzatura
Non è altro che spazzatura“
E ci ricordano che nella guerra tra amore e morte, la morte vince sempre:
“Tieniti forte, disse l’angelo.
Mi sembrava di aver sentito.
O forse me lo sono detto solo perché ho paura.
L’amore non è ciò che sembra.
Non amare.
La cosa che ami morirà mille volte.”
E ripenso con affetto a quando rimasi ammaliato dal loro primo disco nel 2004 che si apriva con questo verso:
“Se ogni angelo è terribile.
Allora perché li accogli?“
Le CocoRosie sono i nostri angeli terribili: ci seducono, ci terrorizzano, ma soprattutto, ci costringono a guardare in faccia le nostre paure più profonde.
Se volete vincere le vostre paure le prossime date in Italia delle CocoRosie saranno:
28 luglio – Roma, Casa del Jazz
1 agosto – Genova, Villa Durazzo Bombrini
8 agosto – Castelbuono (PA), Ypsigrock Festival

MATTEO LION
Ha lavorato per anni come account per varie agenzie di comunicazione.
Dal 2010 si occupa di selezione del personale ed è Team Leader in progetti di inserimento di lavoratori con disabilità.
La musica è la sua passione, con una lente attenta alle nuove sonorità.