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WE ARE XERS | CLAUDIA VANTI

La sentenza di The Economist è abbastanza inappellabile: la generazione veramente disagiata (semicit. da Raffaele Alberto Ventura), addirittura perdente è la Gen X, quella nata tra il 1965 e il 1980.

La generazione di “mezzo”, collocata tra i baby boomer e i millennial, e piuttosto schiacciata da questi problematicissimi e autoriferiti segmenti, salvo cedere il passo molto velocemente e con l’esibito entusiasmo di chi ha capito poco o nulla al modus vivendi della Genz Z.

I Gen Xers, dunque: non hanno posto nell’immaginazione popolare e anche economicamente non stanno benissimo. Conseguenza di aspirazioni mancate, in parte, gli Xers sono riluttanti ad essere perfetti ingranaggi aziendali, cercando l’autonomia e la gratificazione nella loro vita lavorativa, spesso difficili da raggiungere.

Non è un caso che nel 1999, quando la Gen X si vedeva pronta ad abbracciare il nuovo millennio, c’erano due film di grande successo in cui le persone liberavano dalle imposizioni della vita.
In Matrix Thomas Anderson scopriva che il mondo è un’illusione simulata da macchine intelligenti.
In Fight Club un impiegato assicurativo si univa a una società segreta i cui membri si incitano a vicenda alla rabbia. Molto “valvola di sfogo”, ma lontano da una solida carriera.

In più la questione casa: non è vero che solo i Millenials non hanno la casa di proprietà (e la vorrebbero tanto), c’è anche chi non l’ha voluta: “Quando qualcuno ti dice che hanno appena acquistato una casa, potrebbero anche dirti che non hanno più una personalità” (Douglas Coupland, Generazione X, Accento 2024).
Ma è la crisi finanziaria del 2008 che sulla casa ci ha messo una pietra, letteralmente, e si è tornati in affitto. In effetti, un disastro.
Se The Economist conclude con “la prossima volta che vedi un cinquantenne, regalagli almeno un sorriso” c’è anche chi trova delle note positive: in un’epoca afflitta da una sessualità che definire poco spensierata è un eufemismo, sembra che le Xers, soprattutto, siano piuttosto vivaci.

Però il posto nell’immaginario vacilla, i/le musicisti/e si confondono con i boomers, del cinema, della letteratura e dell’arte contemporanea manco a parlarne, boomers inside e con propensione alla prosopopea, ma, attenzione!, il turnover dei direttori artistici nella moda, negli ultimi due anni ha dato spazio a una sorta di Fantacalcio luccicante nel quale, a parte pochi casi, sono ancora loro, gli Xers a condurre il gioco: Alessandro Michele (1972), Pierpaolo Piccioli (1967), Sarah Burton (1974), Louise Trotter (1969), Raf Simons (1968, stesso anno di Hedi Slimane, che, lo sappiamo, prima o poi si farà vivo di nuovo) Demna, che ok, è del 1981, ma ha già vissuto tante vite da potersi considerare “X” ad honorem.

Infine, la Gen X non è (quasi) mai al centro del discorso, ma almeno sarà sempre ben vestita.

CLAUDIA VANTI
Stilista eclettica, ha collaborato per anni con marchi del pret à porter italiano e internazionale come Ferré, Chanel, Hugo Boss.

Insegna Design del Prodotto moda, ha la passione del disegno e il sogno segreto di scrivere la sceneggiatura di una serie tv. Ovviamente sulla moda.

Altre parole | Claudia Vanti

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Quella sottile sensazione di inadeguatezza, di mancanza. La ricerca delle risposte e il piacere dimenticato delle domande. Accogliere la complessità è un passo verso la consapevolezza del contemporaneo. Non siamo esseri semplici, dobbiamo assorbire e rigenerare. Siamo sempre stati arte e oggi dobbiamo saper vivere con una sensibilità aumentata.

METABOX – sensibilità aumentata è un’installazione di arte contemporanea online, dal 2010

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