Vincono i chiacchieroni | Matteo Lion

Per anni mi sono appassionato alla politica.
Poi è svanito l’interesse e il senso di partecipazione.
A partire da una certa età ogni furbo ci appare pericoloso.
L’ultima campagna elettorale è stata quella che ho vissuto con più distacco e alienazione.
Tutti volevano apparire come più furbi degli altri e spacciavano soluzioni puerili a problemi giganteschi.
E più li sentivo parlare più mi convincevo che la furbizia è l’idea che lo stupido ha dell’intelligenza.
“Che la furbizia sia caratteristica servile, e mai signorile, è la sola fondamentale scoperta politica che milioni di italiani devono ancora fare.”
scriveva Michele Serra più di dieci anni fà.

“ma che bel bambino / insegnategli ad essere onesto / che i furbi combinano solo casini” – cantava Colapesce in “Maledetti italiani“.

E ancora ricordo il verso:
” imparò la sola regola dei vivi / a diventare furbi si impara a essere cattivi. Vita bugiarda sei tu che guardi il vuoto o il vuoto che ti guarda?”, da “Hollywood Babilonia” di Angela Baraldi.

Perché a distanza di un mese dal risultato elettorale, siamo nel bel mezzo del casino e rimane appunto quel vuoto di ideali e di quel cambiamento tanto annunciato.
Tutto il solito siparietto è di nuovo in scena.
“Un uomo in una stanza sta stringendo la mano ad altri uomini / ecco come succede” così inizia “Ballad of a Politician” di Regina Spektor.

E so già che chiunque sarà a capo del nuovo governo non avrà la mia simpatia.
“Ti saluto Comandante / e starnutisco / perché sembra che io ho un’allergia alle tue politiche” – cantava Tori Amos in “Yo George“, dedicata all’epoca a George Bush.

Certo, la cantante americana non è fiduciosa neanche dell’attuale presidente americano.
Lo scorso anno, poco dopo l’elezione di Trump, cantò in un unica data del tour un medley tra “This is not America” di Davide Bowie e “My name is Luka” di Suzanne Vega.

E trovo davvero una bella idea creativa mettere insieme la disillusione che porta a non riconoscere il proprio paese con la drammatica storia dei maltrattamenti subiti in famiglia da un bambino.
Anche Obama del resto è stato deriso nella canzone di Anohni, in cui diceva: “Obama, Obama, Obama / Tutta la speranza svanisce dalla tua faccia / Come bambini abbiamo creduto”.

Perché è proprio così: ci si sente come bambini feriti dall’indifferenza o, peggio ancora, dai tradimenti dei politici.
Ma nella politica di oggi, il tradimento vogliono vendercelo come una forma d’aggiornamento.
Ma stiamo tutti tranquilli, ci sono cose che non possono essere aggiornate troppo.
Una di queste cose è la sicurezza che politici e pannolini vanno cambiati regolarmente e per lo stesso motivo.

Matteo Lion

foto: Andrea Ferrato