Tu chiamale, se vuoi, ossessioni | Claudia Vanti

Ho sempre raccolto immagini, di tutti i tipi.
Foto, cartoline di mostre ed eventi, locandine, pagine di riviste improbabili (le riviste belle non si strappano), ritagli, schizzi iniziati e non finiti, schizzi completati e disegni precisissimi, fotocopie di libri, fotocopie non riuscite, strappi, pattern, carte da regalo (alcune), folder, lookbook e pressbook (entrando un po’ di più nello specifico vestimentario). E poi le immagini digitali: JPG, TIFF e PNG, ma in fondo qualsiasi formato può andare bene.

Archivi, raccoglitori e cartelle ovunque, fisici e digitali, mentre si moltiplicavano in modo esponenziale i salvataggi delle cose più diverse: opere d’arte, scarabocchi, toni di colore, grafismi, frame di film o serie, oggetti di design, foto di sfilate, copertine di dischi, screenshot e scatti d’epoca, vecchie pubblicità e vecchi servizi fotografici.
Addirittura idee DYI, bricolage, si diceva un tempo, da fare mai.

L’avvento di Pinterest – gennaio 2010 – è stato un’Epifania: era ovvio che quella sterminata riserva di immagini, raggruppate in cartelle personali o fatte scorrere nel feed o tramite ricerche precise, doveva avere una motivazione commerciale alla base, diventare cioè un’immensa vetrina di prodotti acquistabili dai quali incassare una percentuale, ma perché occuparsi di questi dettagli, il punto centrale era poter salvare senza limiti di spazio tutte le illustrazioni di un misconosciuto artista finlandese o le divise delle hostess di tutte le compagnie del dopoguerra.

So benissimo che c’è qualcosa di compulsivo in tutto questo, anche se posso nascondermi dietro la “deformazione professionale”, ma tutti i collezionisti compulsivi e anche ossessivi un po’ lo sono, pure quando collezionano oggetti esteticamente non troppo appaganti (saranno mica belle le monete?)

Però il cartaceo occupa spazio, e il digitale lo si consulta meno di quanto si potrebbe, quindi che fare? Buttare tutto per fare felice Marie Kondo? (a proposito, non la cita più nessuno: sic transit eccetera)
No, al massimo cerco un appartamento nuovo per fare spazio ai raccoglitori.

Claudia Vanti