The best selling show | Alberto Guizzardi

Essere adulti è una fregatura; così sembra pensarla Alana arrivata ai 25 anni senza una vera prospettiva.
Gary invece di anni ne ha 15, si comporta da uomo navigato ma spesso gli atteggiamenti rivelano ancora il suo lato infantile; è però ormai troppo grande per le comparsate in quegli spettacoli del sottobosco televisivo che lo hanno reso una piccola , o forse solo presunta, celebrità.

Siamo a Los Angeles nel 1973 e siamo in un film di Paul Thomas Anderson, “Licorice Pizza” e nulla può essere normale.

Gary chiede ad Alana di uscire a cena, lei ci ride sopra, quasi si indigna ma poi chissà perché e percome si fa trovare all’appuntamento.
Da qui parte una lunga corsa tra le strade di una LA bloccata dalla crisi petrolifera, fatta di incontri con adulti improbabili e sempre sopra le righe, di distributori presi d’assalto, di genitori che sembrano figurine, di tradimenti e riconciliazioni.
Davanti a un mondo impazzito perché la loro storia non dovrebbe funzionare?

Il termine comfort zone non esiste nel cinema di Anderson perché qui ogni scena è vista da un punto di vista non convenzionale, sia nello sviluppo che nel modo di inquadrarla.
Non stiamo solo assistendo passivamente allo svolgimento di una trama ma ne cogliamo anche le interazioni, il non detto e in questo sono magnifici gli attori Alana Haim e Cooper Hoffman, figlio dell’adorato e mai dimenticato Philip Seymour.
Paul Thomas Anderson è ormai un maestro nel raccontarci il presente attraverso la sua trasfigurazione nel passato; un fuoriclasse che gli Oscar non hanno celebrato per (sua) manifesta superiorità.

Provo sempre un disagio emotivo quando guardo i suoi film, come se avessi la sensazione che parlasse direttamente a me, come se al suo interno si nascondesse un segreto che mi riguarda e che sta solo a me riuscire a decifrare.
In una bellissima scena Alana osserva da lontano, seduta su un marciapiede, Gary e gli altri ragazzi fare gli stupidi con delle taniche di benzina, mimando atti sessuali: è qui che ho dato il mio senso al film ed è qui che ognuno può trovare la propria, personale, interpretazione.

Alberto Guizzardi

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