Dare una mano di bianco alla Street Art | Alessandro Manzella

Qualche tempo fa uscì l’articolo sulla famosissima street-artist multata perché beccata all’opera.
Scandalo e raccapriccio nel mondo della cultura. Ma come è possibile che un talento del genere non venga compreso?

C’era una cosa che dovevate capire dal Dadaismo e dal futurismo: l’arte non va musealizzata.
L’avete sentito, ne avete parlato e fatto delle tesi di laurea, ma continua a sfuggirvi il senso della cosa e continuate a fare l’esatto contrario.
Avete preferito  trasformare l’arte contemporanea in un edificio per dividere pochi eletti dal popolino.

Risultato: parlare di arte oggi è un atto onanistico con qualche voyeur che annuisce sullo sfondo.

In un mondo normale succede che arriva uno di notte e fa uno stencil/graffito/installazione-x su un muro, dopo un po’, al mattino presto, i passanti vedono tale opera e potrebbero avere le seguenti reazioni: piacere, dispiacere, indifferenza, foto su Instagram.
A quel punto, può essere che il proprietario del muro scende per strada, vede cosa hanno fatto alla sua proprietà si incazza e fa ridipingere tutto con pesanti manate di bianco.

Se trovi che questa sia un oltraggio provo a farti capire una cosa. L’artista agendo in strada sottoscrive un contratto implicito (se vuoi dico “invisibile”che si capisce meglio) per il quale tutto quello che accade alla sua opera in quella data dimensione è lecito.
Il senso della sua opera è lì, in quel luogo e in quel dato momento, nel provocare delle reazioni, nel fare incazzare il comune o il privato proprietario del muro, nel prendere per il culo il passante.
E basta se tu voi che questa cosa venga tutelata la deresponsabilizzi, la annienti, hai sterilizzato un atto vivo e fecondo.

E poi questa mania del conservare tutto, maledetti feticisti, chi se ne frega se l’opera durerà a lungo oppure no; un mucchio di cose si perdono nel tempo, possiamo tranquillamente sopportare la perdita di incredibili opere d’arte, non piangerà nessuno.

Fidatevi.

Alessandro Manzella