Post concerto | Matteo Lion

I concerti sono sospesi da mesi.
Stiamo vivendo un lunghissimo “post-concerto”, come nella canzone dei Coma_Cose:
“Quando accendono le luci e i bicchieri abbandonati sanno come ci si sente ad essere come diamanti invisibili alla gente”.
Ci sentiamo proprio come quei bicchieri sul pavimento di un post concerto. In attesa che qualcuno faccia qualcosa di noi.

La sensazione è di essere tornati ragazzini chiusi in castigo nelle nostre camerette.
Esattamente come nella canzone “Respinti all’uscio” degli Offlaga Disco Pax:
“I Police suoneranno di fronte la nostra scuola
I manifesti con la data sono ovunque 3 aprile 1980
Ma noi siamo solo dei fottuti adolescenti
Non sappiamo niente di cosa succede dentro e fuori un posto
A cinquanta metri dalle nostre noiose mattinate
Sappiamo solo che noi al concerto non potremo mai andare
A tredici anni da queste parti ancora non si usa
E poi costa molti più soldi di quanti potremmo mai averne”

“Ritornerà l’abbraccio tra la gente, il sole sulla pelle, tornerà la libertà di urlare ad un concerto come abbiamo sempre fatto”.
Questa è la semplice retorica di un verso di Tommaso Paradiso.
Si certo, è innegabile, lo speriamo tutti.

Ma si può spiegare meglio questa malinconia per la privazione dai concerti.
Magari con qualche autore più sofisticato.
“Io, contemporaneo della fine del mondo
Non vedo il bagliore, né il buio che segue
Né lo schianto, né il piagnisteo
Ma la verità da miliardi di anni farsi lampo
Concerto n° 4 in do minore per archi di Baldassarre Galuppi”
Così canta Franco Battiato in “Gesualdo da Venosa” scritta da Manlio Sgalambro.

Avremmo mai pensato di sentirci contemporanei della fine del mondo prima della pandemia da Covid19?
E il concerto che ispira Battiato è quello di Baldassare Galuppi, autore di spicco dell’opera buffa che si proponeva di trasformare l’opera in un genere in cui la gente comune potesse riconoscersi con i personaggi messi in scena.
Dal momento che l’opera seria era un costoso intrattenimento per Re e nobiltà, l’opera buffa fu realizzata per un pubblico più normale con problemi più comuni.

E in effetti ad un concerto ci si sente parte di qualcosa più grande di noi e di cui fatalmente siamo parte.

Jim Morrison in un intervista disse: “Un concerto funziona quando i musicisti e il pubblico raggiungono una sorta di esperienza unificante. È commovente e appagante sapere che i confini che separano una persona dall’altra si annullano nell’arco di un’ora.”

Un concerto è costruire dal vivo un’emozione, condividere il sacro, lo spirituale ma …. anche il carnale.
“E poi voglio intrufolarmi
In un concerto di Kanye
Baciare uno sconosciuto
Innamorarmi”, canta Emma Steinbakken in “Young“.

Per ora i concerti sono sospesi proprio perché si vivono anche con il corpo.
“Se quest’anno ti hanno visto, mi dicono
Vomitare gli occhi e l’anima ad un concerto rock
Abbracciata ad una testa di cazzo”, cantano i Baustelle in “Amanda Lear

E spesso ai concerti i corpi sono due.
“Le coppie escono insieme e vanno ai concerti tenendosi strette
Lui le ha fatto conoscere il gruppo
Ed essendo più alto l’abbraccia da dietro
Lei scherza sul fatto che in fondo il tipo che canta è piuttosto carino
Lui la ignora e per altri motivi più tardi s’incazza” cantavano I Cani.

I concerti sono anche esperienze fisiche.
“La vita cerca la migliore via
Stare a un concerto, farsi una birra e avere voglia”, canta Jovanotti in SBAM!

“Queste cose vorrei dirtele all’orecchio
Mentre urlano e mi spingono a un concerto”, canta Francesca Michielin in “Io Non Abito Al Mare

Certo, alcuni concerti non torneranno mai più.
Li abbiamo persi per sempre.
Credo che per ragioni di opportunità, dopo il Corona Virus, sarà impossibile rivedere il pubblico di un concerto che tira un pipistrello a Ozzy Osbourne e lui che lo decapita a morsi.
Ma non solo.

Come canta Morrissey nella sua “Oboe Concerto“: “I migliori se ne sono andati, tutto quello che faccio è bere per amici assenti.”

E sono già moltissimi gli artisti che abbiamo perso per il Covid19.
Su tutti voglio ricordare Mirko “Zagor” Bertuccioli, il fondatore de I Camillas.

Anche per celebrare questi morti sarà ancora più bello rivivere l’esperienza dei concerti.

“Questo paese ha bisogno di silenzio
E io di certo non lo sto aiutando
Questo paese ha bisogno di silenzio solo dopo
La musica avrà di nuovo un senso
Restano forse i libri, i concerti, le lotte di strada, l’amore
I luoghi in cui davvero sei solo
In cui davvero sei qualcuno
Voglio una musica solo per noi senza pensare a quella degli altri
Una musica che sia un incendio
Che ti fa uscire di casa
E fare solo esperienze che non vanno sul curriculum.”
Hanno proprio ragione Lo Stato Sociale in “Sessanta Milioni Di Partiti“.
Dopo questo inferno a fuoco lento del Covid19, la musica tornerà ad avere un senso.

La completa esperienza di un concerto non si limita alle due ore di spettacolo. Comincia molto prima (alcuni concerti li aspettiamo per anni) e non finisce nemmeno il giorno dopo.
Spesso un concerto è l’idea stessa del futuro.
“Costruisco barchette di carta
Mi compro un biglietto di un concerto fra quattro mesi”, canta Colapesce in “Sold Out“.

Andare ad un concerto può essere anche l’occasione per una gita in un’altra città.
“Sul Lungotevere in festa
Concerto di viole e mondanità
Profumo tuo di vacanze romane”, cantavano i Matia Bazar.
Si perché i concerti sono anche mondanità e alcuni amici li rivediamo ormai solo ai concerti.

Anche per questi motivi sarà bello archiviare le dirette facebook o i concerti su instagram su cui abbiamo dovuto ripiegare in questa quarantena.
“Ho iniziato con Instagram
È stato bello, avevo un ottimo programma
Piccoli concerti in bar vuoti
La mia baby-sitter è stata la prima a seguirmi”, canta Angèle in “Flou“.

È innegabile che per certi versi era bello vedere il tuo artista preferito suonare virtualmente nella tua cucina e soprattutto a gratis.
Ma torneranno anche i classici gratis estivi, mi auguro.
“Ciao, mi chiamo stereo Mike Yeah, abbiamo i biglietti gratuiti per il concerto dei BranVan questo lunedì sera. Puoi telefonare per rispondere a un paio di domande come qual è il formaggio preferito di Todd?”
Con questo monologo iniziava “Drinking in L.A.” dei BranVan 3000.

Ma chissà quando si potrà davvero ricominciare ad andare a qualche concerto?
Chissà che sensazioni proveremo?

Saremo perplessi come nel “Mare d’Inverno” della Bertè:
“Ma verso sera
Uno strano concerto
E un ombrellone
Che rimane aperto
Mi tuffo perplesso
In momenti
Vissuti di già.”

Saremo impauriti come nella canzone “A Lametta” dei Coma_Cose:
“Paura di camminare
Come i cani sulle grate
Andare ai concetti
Capire i concerti
Laurearsi in problemi
E regalare i confetti
Questo è il lavoro del cantante
Come nel circo i trapezisti
Anagrammo, tra ‘sti pezzi
C’è la mia vita scritta nei dischi.”

Ma credo potremmo dire che ne saremo davvero usciti quando riusciremo ad andare ad un concerto sovrappensiero.
“Sovrappensiero è arrivata una primavera
Si va a un concerto e ci si perde”, come cantavano i Bluvertigo.

Andare ad un concerto essendo immersi nei propri pensieri; senza fare attenzione a ciò che sta intorno.
Questo è il miglior augurio che mi sento di farvi in questo momento.

Matteo Lion