Osservatori di stampanti | Mirco Denicolò

Prelevare l’impasto dai sacchi e introdurlo nell’impastatrice, massimo quaranta chili, minimo venticinque e cominciare ad impastare, velocità uno.
Controllare l’umidità (campioni da cento grammi in stufa statica), regolare l’umidità aggiungendo acqua fino a raggiungere il venticinque per cento.

Prendere il tank e controllarne la pulizia, spingere il pistone a fine corsa e riempirlo manualmente sbattendolo con forza su un cubo di spugna per compattare l’impasto, far fare questa operazione a qualcuno/a con braccia muscolose.
Attenti a non ammaccare il tank.
Chiudere il tank, ricordarsi di utilizzare del teflon su tutte le parti con chiusure a vite.
Conservare l’impasto rimasto in bidoni pulitissimi, sigillare con fogli di plastica per conservare l’umidità e chiudere con cura i bidoni. Siglare i bidoni.
Pulire l’impastatrice, meticolosamente; pulire tutto il locale.
Posizionare il tank nella sede prevista dal costruttore della stampate, collegare il tubo che porta all’ugello di stampa, collegare il tubo che porta aria dal compressore, collegare tutto insomma.

Verificare la pressione in entrata (almeno sei bar) vedere se ci sono perdite, se ci sono fare un respiro profondo, chiudere i rubinetti del compressore d’aria, smontare tutto ed esaminare chiusure e lubrificazioni: ricominciare.

Preparare il piano di stampa, assicurarsi che ci sia un buon equilibrio tra porosità e aggrappamento.
Accendere la stampante, sacrificare agli Dei della Ceramica perché sia un giorno fortunato.
Introdurre nell’apposita fessura la scheda con il file accuratamente preparato per la stampa, sperare che nei vari passaggi per fornire i comandi alla stampante non si siano creati istruzioni errate, sacrificare agli Dei dell’Informatica.
Determinare manualmente il punto zero dell’asse zeta di stampa.

Far partire la stampante.

Assoldare una o più persone per controllare: andamento dell’estrusore, comportamento dell’impasto, pressione, velocità, flusso di estrusione; monitorare rumori anomali che potrebbero segnalare malfunzionamenti… munirsi di pezzettini di impasto per supportare pareti pericolanti, cercare di togliere le sbavature durante la stampa, sospendere, se necessario le operazioni di stampa se l’ugello è troppo sporco, in generale cercare di correggere tutti gli errori di una tecnologia in fase di sviluppo.

Non staccare gli occhi dalla macchina, non distrarsi, evitare chiacchiere, letture e telefoni cellulari.
Se è un giorno fortunato le cose dovrebbero andare bene al terzo tentativo, se si è in stato di grazia andrà bene al secondo tentativo. Non si conoscono casi in cui le cose vadano bene subito e spesso è necessario ripreparare il file di stampa. Se lo si ritiene opportuno invocare l’intercessione dei Santi.
Una volta che la stampa sia conclusa predisponete il vostro “manufatto” per l’essiccamento e accingetevi a passare un’ora della vostra vita a ripulire tutti i componenti della macchina.

Sorridete e siate fieri, fate parte di una avanguardia, siete dei Printing Checkers, benvenuti in una nuova era.

Mirco Denicolò