L’innovazione non ammette ignoranza

Quando si parla di digital divide si pensa sempre a due gruppi sociali: uno totalmente o parzialmente escluso, per una serie di ragioni, dalla cultura e dall’evoluzione digitale ed un’altro caratterizzato da una naturale familiarità con le tecnologie ed il loro uso.

In realtà esiste un terzo gruppo sociale.

Il primo gruppo rappresenta un problema soprattutto per se stesso in quanto non avendo accesso a determinate conoscenze si trova escluso da tutta una serie di possibilità oltre a frenare una eventuale evoluzione dei servizi di una società in quanto non sarebbe in grado di accedervi.
Il secondo gruppo vive con tale naturalezza l’evoluzione tecnologica al punto da dare per scontate determinate possibilità e rimanefrustrato quando non ritrova, conseguentemente applicate, tutta una serie di innovazioni che il digitale offre e che in altri paesi vengono velocemente acquisite.

Ma esiste un terzo gruppo ed è il più pericoloso, principalmente per gli altri due.
È rappresentato da tutta una serie di figure che hanno un ruolo sociale importante: politici, operatori della cosa pubblica in ruoli significativi e attori dell’informazione.
Queste figure vivono l’evoluzione digitale come una delle tante voci nella lista degli argomenti di cui qualcosa comunque devono conoscere.
Sarebbe meglio dire che non vivono l’evoluzione digitale.

Questo terzo gruppo è un freno reale, oggi, per la società italiana.
Non avendo esperienza, ma solo una sommaria conoscenza dell’argomento, non comprendono la reale portata evolutiva del tema e quindi lo trattano come l’arrivo di un nuovo telefonino piuttosto che un modo più economico per svolgere alcune attività.

Kevin Hauswirth è passato per l’Italia le scorse settimane.
È un ventinovenne alto e prestante e parla di open data con pacata naturalezza. Non è un tecnico in senso stretto, è un comunicatore e aChicago si occupa di social media e innovazione per l’amministrazione pubblica.

Dice che i dati non sono dell’amministrazione pubblica ma dei cittadini.
Quelle informazioni, rese disponibili, creano tutta una serie di servizi di estrema utilità per gli abitanti di Chicago.
I servizi non vengono creati dall’amministrazione pubblica ma da privati che li utilizzano per creare applicazioni che vanno a risolvere problematiche del vivere quotidiano.

Gli open data migliorano la qualità della vita e creano occupazione amplificando l’innovazione.

Il terzo gruppo di cui sopra è un problema gravissimo per gli altri due gruppi.
Chi si occupa di politica e di informazione oggi non può non conoscere in modo approfondito l’impatto che può generare l’evoluzione del digitale nel mondo del lavoro, nell’economia e soprattutto nella vita sociale.

Fedina penale lucente, capacità di comunicare, apertura mentale e assoluta disinvoltura nell’approccio al digitale: queste dovranno essere obbligatoriamente le caratteristiche di chi vorrà occuparsi della cosa pubblica.

Andrea Ferrato