Leggerissimevolmente | Matteo Lion

Hanno vinto loro.
Si, sto parlando di Colapesce e Di Martino.
A Sanremo sono arrivati quarti ma la loro canzone “Musica Leggerissima” è già la canzone dell’anno.
Quel superlativo esasperato è stato catartico.
Negli anni ’60 la trasmissione Canzonissima (per citare un noto superlativo musicale precedente) riuscì ad unire l’Italia davanti alle TV prima che il ’68 la cambiasse completamente.
Invece qualcosa di leggero, anzi leggerissimo, per contrasto è proprio quello che serviva alla nostra nazione nel 2021 dopo un periodo così grave e pesante.

Come cantava Morandi in “Uno su mille“:
“Ma come è dura la salita
In gioco c’è la vita
tu non sai che peso ha
questa musica leggera”.

Dopo un anno di pandemia dove siamo scesi a patti con il concetto di vivere o morire questa canzone ci ha trovati con i cuori pesanti.
Infatti anche Ligabue in “Mi ci pulisco il cuore“, cantava:
“Con questa musica leggera
che non la puoi pesare
e non puoi mica dirle
dove deve andare
mi ci pulisco il cuore
che se vuoi
se vuoi ti ci potrai specchiare”.

Come cantavano anche i Coma_cose in “Mancarsi“:
“La luna è bianca e tu mi fai da prisma
colorami una vita più leggera
se giro il bomber sembro un Hare Krishna”.
La canzone di Colapesce e Di Martino ci ha fatto in effetti da prisma e ci ha permesso girare il bomber regalandoci la sensazione di essere qualcun’altro.

Il paese era pronto a innamorarsi, proprio come un adolescente che va in vacanza da solo per la prima volta.
“Voglio innamorarmi
di una cantante di musica leggera
Leggera come la vita che leggi sui giornali dalla parrucchiera
voglio innamorarmi
di una cantante di musica leggera
leggera come una piuma che vola
e che non vedi nel buio la sera”, come cantava Tricarico.

Anche Fossati decenni fa aveva scritto:
“È una notte in Italia che vedi
questo darsi da fare
questa musica leggera
così leggera che ci fa sognare
questo vento che sa di lontano
e che ci prende la testa.”

Loredana Bertè, che sul palco di Sanremo non ha mai avuto la stessa fortuna, anni fa scrisse la canzone:
“Ma quale musica leggera
Questa è una musica che pesa
C’è chi la sente e s’innamora
C’è chi la vive e si avvelena
Ma quale pubblico festante
Sul palco solo rose e fiori
Dietro le quinte guerra grande”.

Ma come tutti i tormentoni anche questa musica leggerissima prima o poi ci verrà a noia.
E come i Baustelle in “Il Vangelo Di Giovanni” prima o poi ci ritroveremo a dire:
“Io non ho più voglia di ascoltare
Questa musica leggera
Meglio sparire, nel mistero del colore delle cose
Quando il sole se ne va
Smettere per sempre di fumare
Imparare il senso dell’amore”.

Per ora il successo sembra inarrestabile e la canzone ha già conquistato il prestigioso riconoscimento con il Doppio Disco di Platino oltre all’iconico remix firmato dalla leggenda della disco music anni ’70, dj Cerrone.

Sono molto contento per questo successo di Colapesce che seguo con passione da tanti anni.
In una vecchia canzone cantava: “Se ho un nuovo disco da poter cantare
mi sento totale”.
Chissà se quando scrisse quella canzone avesse immaginato un successo così travolgente avrebbe usato il superlativo “totalissimo”?

Ma credo che la canzone abbia questo successo popolare anche perché la gente era stanca di tutti i superlativi ormai fuori controllo nel dibattito pubblico, sui social, in politica.
Dove tutto deve essere issimo ed esagerato.
Ormai si rischia che le parole perdano il loro significato in un costante blob verbale in cui la consistenza di quanto si dice passa puntualmente in secondo piano.
La gente era stanca di dover soppesare parole ma aveva solo voglia di ballarci sopra senza vergogna.

Matteo Lion

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