Leggerezza | Claudia Vanti

Con una leggera inquietudine osservo l’aumentare del numero degli amici fisici e virtuali che mi chiedono consigli sulle serie in streaming da guardare. “Dammi delle idee, se per caso (per caso?!) dovessi stare molto in casa…”, “Mi metto avanti, non si sa mai” (si sa), “La sera non si esce e la tv fa schifo”; e via così.

Ne vedo tante, è vero, a prescindere dal fatto che molte erano legate a innumerevoli viaggi in treno della durata di un’ora circa nel quale il formato seriale si incastra perfettamente, però la prima che mi viene in mente adesso è uno “sconsiglio”, perché attratti dalla leggerezza proclamata e dai toni da commedia si potrebbe inciampare su Emily in Paris.
Inciampare, sì, perché la ragazza è fastidiosa e una volta finita fra i piedi nei suoi fastidiosi vagabondaggi per Parigi, l’unica via d’uscita sarebbe prenderla a calci.

E dire che le premesse erano buone, Netflix e Darren Star, il creatore di Sex & the City, una location sempre valida e, appunto la leggerezza, la commedia applicata alle situazioni quotidiane e, possibilmente bei vestiti.
Invece gli stereotipi che affliggevano già SATC (Stanley, oh cielo!) qui li ritroviamo irrigiditi, meccanici, al servizio di una protagonista che, unica fra tutti, ha sempre l’idea migliore, capisce tutto al volo e prima degli altri e essenzialmente sprizza entusiasmo yankee da tutti i pori, al contrario dei malmostosi francesi.

I francesi pare se la siano presa, con ascolti non esaltanti e critiche negative per i continui cliché: tutti fumatori incalliti, ritardatari sul posto di lavoro, snob, poco puliti, sempre pronti a ingozzarsi di pain au chocolat… la rappresentazione americana della Francia (ma anche dell’Italia e forse dell’Europa intera) suscita più che altro tenerezza o imbarazzo (per loro), ma qui siamo al minimo sindacale anche per quanto riguarda i vestiti, che non c’è 2.55 di Chanel che possa legittimare una minigonna svolazzante a strisce fuxia e leopardo.
E non ci sono i sandali di Manolo Blahnik o i capi sfilata di Marc Jacobs.

Allora la leggerezza bisognerà cercarla altrove (The marvelous Mrs. Meisel, The unbreakable Kimmy Schmidt, The Great), come Parigi (Chiami il mio agente, La Révolution, Paris etc. ) e i bei vestiti (Killing Eve – livello altissimo, da consultazione compulsiva di Worn on tv e Spotern, The duchess, Deuschland 83, 86 e 89  in arrivo – sì, ok, ancora gli anni ‘80, e perché no? Pose).

In attesa di periodi di straordinario buon umore per potere leggere Emily Brontë.

Claudia Vanti