L’abitudine | Alberto Guizzardi

L’abitudine ci accompagna fedele durante le nostre giornate, non importa se perturbazioni o bel tempo influiscono sul nostro stato d’animo; lei si adegua.
La facciamo proliferare in quanto non causa danni apparenti; ci aiuta a stabilizzarci e a farci sedere comodamente.

L’abitudine rosicchia piano piano la nostra volontà fino a indebolirla e renderla quasi inutilizzabile e a quel punto può uscire quella sua parte luciferina che ti ricorda:

  1. quanto di lei non puoi più fare a meno;
  2. quanto di lei ti trascina fino in fondo.

L’abitudine si ripresenta quando meno te lo aspetti e ciò che volevi dimenticare, annullare, abbandonare, è lì, pronto a sabotarti con i suoi meccanismi dolorosi e autodistruttivi.

L’abitudine è l’idea che quello che hai ci sarà sempre perché ormai fa parte di te; sta lì in un angolo pronto a essere chiamato quando lo vuoi tu; poi, improvvisamente, non lo trovi più, si è stancato anche lui della tua abitudine, come ti sei stancato anche tu; solo che essere stanco è già a sua volta diventata abitudine.

Nell’inserto domenicale del “Sole 24 ore” dell’ 8 settembre, Gianfranco Ravasi ha dedicato il tema del sul Breviario all’abitudine.

La parola è solitamente vista con una accezione negativa in quanto si ha l’idea che dietro un’abitudine ci sia una castrazione indotta della propria libertà.
Spesso lo sforzo per scardinare ciò che ormai fa parte di noi è diventato come una scala ripida e pericolosa e ogni passo per uscire da essa necessita di molta prudenza.

La sensazione è che a lottare per qualcosa non siamo più “abituati”.

Alberto Guizzardi
foto: Andrea Ferrato