La tragedia dell’anarchico fatto Re | Alberto Guizzardi

La storia ricorda a malapena la figura dell’imperatore Eliogabalo che governò Roma nei primi anni del 200 dc per soli quattro anni.
Se dal punto di vista storico non ha lasciato traccia, molto più interessante è la sua vicenda umana.
Erede di un piccolo regno siriano, a seguito di un intricato gioco di matrimoni, figli illegittimi, tradimenti, assassinii, si ritrovò a 14 a anni capo dell’ impero.

Cresciuto da un gruppo di donne, mamma , nonna e svariate zie, venne allevato nel culto di un dio rappresentato da una forma fallica e per il quale durante i riti e le celebrazioni in suo onore ci si abbandonava a qualunque tipo di turpitudini comprendenti orge, sacrifici umani, castrazioni e cosi via.
Arriva a Roma fantoccio nelle mani dell’esercito e delle donne e della sua famiglia e così decide di usare il potere che gli è stato conferito dissacrandone completamente il senso. Ridicolizza i senatori, si traveste da donna, sceglie i suoi sottoposti in base alla misura del pene, organizza baccanali che durano giorni dove vengono riproposti i riti religiosi a lui cari.
Un personaggio liquidato dalla storia come un folle, figura rappresentativa dell’inizio del decadimento dell’impero.

Non la pensava così Antonin Artaud, saggista e drammaturgo francese, vissuto nella prima parte del secolo scorso.
Nel libro “Eliogabalo o l’anarchico illuminato” decontestualizza l’uomo dalla storia facendola diventare una ribellione a un potere imposto di cui lui è la prima vittima.
Può essere dunque Eliogabalo il primo anarchico della storia?
Probabilmente si: quali altri mezzi può avere un ragazzo di 14 anni , schiacciato da un meccanismo più grande di lui se non sovvertendolo, respingendolo e ridicolizzarlo?

Artaud ne era ben cosciente perché anche lui era un sovvertitore degli schemi precostituiti e pagò a caro prezzo il suo essere anomalo con una vita ai margini della società e anni di internamento in ospedali psichiatrici.
Eliogabalo, l’imperatore ragazzino verrà ucciso a 18 anni una volta che il vento del potere avrà girato un’altra volta e possiamo credere che era ben cosciente anche lui che sarebbe finita così.

E in lui si trasfigura lo stesso Artaud, figlio di un altro tempo ma di quella stessa famiglia di persone che non possono essere parte di un mondo che li ritiene solo oggetti in mano a un destino non creato da loro.

Alberto Guizzardi