La pazza gioia | Alberto Guizzardi

“Tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo” diceva Tolstoj nell’incipit di “Anna Karenina” e forse dalle proprie famiglie nasce il disagio delle protagoniste de “La pazza gioia” ultimo film di Paolo Virzì presentato al Festival di Cannes.

Incontratesi in una casa di salute della campagna pistoiese, Beatrice e Donatella, diverse per estrazione sociale e per i motivi che le hanno portate lì, hanno però in comune l’abbandono dei genitori troppo impegnati a liberarsi di loro senza accorgersi di essere stati la causa del loro disagio.
Beatrice, una Valeria Bruni Tedeschi mai così brava, è una donna di estrazione altolocata affetta da bipolarismo che l’ha portata a buttarsi nelle braccia di un truffatore.

Donatella, interpretata dalla sempre convincente Micaela Ramazzotti, disperata dall’abbandono dell’uomo che l’ha messa incinta, ha cercato di uccidersi insieme al figlio.

L’invadenza di Beatrice le farà diventare compagne inseparabili e approfittando di un escamotage riusciranno a vivere alcuni giorni di libertà e la loro pseudo follia si abbatterà sulle persone che incontreranno, ottusamente impreparate a comprenderle.

Paolo Virzì rimane forse il vero erede della commedia all’italiana, marchio di fabbrica unico e inimitabile, sempre in bilico tra dramma e riso.

I suoi non sono personaggi positivi, le cose che hanno fatto non sono condivisibili, ma in questo viaggio on the road ci accorgiamo che ognuno è figlio anche delle esperienze che ha vissuto, che hanno plasmato nel bene e nel male la propria personalità .

Beatrice e Donatella si danno alla pazza gioia in questa “ora di libertà”, consce della possibilità di costruirsi una loro normalità .

Alberto Guizzardi