La differenza tra momento e nozione | Stefano Guerrini

Da alcuni anni, ormai ben più di dieci, ho il piacere di essere docente in alcune scuole di moda in Italia.
Quello dell’insegnamento è stato un incontro inaspettato, un percorso che non pensavo avrei potuto intraprendere, ma che forse più di molti altri miei lavori ha portato soddisfazioni e cari ricordi.
Se, come spesso sostengo in molteplici conversazioni e ambiti, essere insegnante è un grandissimo onore, perché non solo racconti argomenti che ami e lo fai con persone che come te hanno quella passione, per lo stile, la creatività, il fashion system, ma diventi a tua volta uno studente, perché vuoi tenerti sempre informato e in ogni modo i ragazzi ti passano i loro sogni, i loro gusti e la loro cultura.

C’è però un aspetto che spesso mi fa scendere la catena, modo di dire delle mie parti, che in maniera efficace esprime come si possa facilmente essere delusi e scocciati davanti ad un episodio o ad una abitudine altrui.
Da qualche parte ho letto che la generazione dei Millennials, e potremmo estenderci anche alla generazione Z, visto che ormai i nuovi influencer e i miei stessi nuovi studenti vengono da lì, è quella che nella storia recente è stata più esposta ad informazioni e alla possibilità di farsi una cultura, grazie alla facilità d’uso di web e socials ad esempio, e più risulta disinteressata ad entrarne in possesso.
E quando questo si verifica in una mia classe, e succede, io divento un’altra persona.

Ricordo quella volta in cui feci una battuta citando Laura Palmer e capii dalle facce dei ragazzi seduti davanti a me che, non solo non sapevano cosa fosse “Twin Peaks”, ma che ignoravano totalmente l’esistenza di David Lynch. Inevitabile per me, ogni qual volta un episodio simile accade, superare la delusione con la necessità di colmare quella lacuna.
Ma così spesso mi è capitato di scontrarmi con persone che non comprendevano quanto fosse importante per chi lavora nella moda avere curiosità e una mente aperta a segnali, citazioni, dettagli.
C’è semplicemente chi si nasconde dietro una svogliata noncuranza, non capendo che se ti fermi a spiegare non è solo per fargli superare un esame, ma piuttosto per favorire una crescita personale e per plasmare una forma mentis, quella che tornerà utile quando il designer per cui faranno il primo stage chiederà loro di realizzare un moodboard ispirato alle ‘Superstar’ di ‘Warhol o ai Cigni’ di Truman Capote e nessuno si prenderà del tempo per colmare le loro ignoranze.

Ecco, quando arrivano quelle domande da attitudine liceale, “Ma prof le date son così importanti?” rimango un po’ sono deluso, poi succede come oggi, quel momento magico in cui analizzi in classe un editoriale meraviglioso di Grace Coddington, e girandoti verso i ragazzi, li trovi tutti attenti a non perdersi una parola, intervengono a tono riconoscendo l’epoca e la citazione cinematografica a Douglas Sirk e alle donne di Hitchcock.

E ti sorprendi a tirare un sospiro di sollievo, riconciliandoti con il mondo e pensando che per i Millennials in fondo forse una speranza c’è!
Stefano Guerrini

foto: Andrea Ferrato