Kit di sopravvivenza per il 2019 | Stefano Guerrini

C’è una scena in un film che ho visto migliaia di volte, e che ora da adulto trovo ovviamente meno stimolante, ma che da ragazzino mi gasava parecchio, cioè “Footloose”, che ogni tanto mi torna in mente.
La storia è più o meno questa: in una città sperduta nel nulla dell’America rurale in una cittadina molto morigerata il parroco del paesello ha vietato balli e canti dopo un incidente mortale che ha coinvolti alcuni ragazzi, figlio compreso, di ritorno da un concerto; arriverà poi un adolescente ribelle che scardinerà certi meccanismi, il resto forse lo ricordate pure voi.
Ad un certo punto i cittadini troppo infervorati dalle parole del prete decidono di andare nella biblioteca della scuola per bruciare i libri più scandalosi, cose tipo “La lettera scarlatta” o giù di lì.

Ecco, rimasi molto colpito all’epoca, e lo sono tuttora, perché non siamo in “Fahrenheit 451”, storia peraltro attualissima, se la HBO ha appena fatto un remake televisivo della storia, ma siamo in una pellicola per ragazzi, in una cittadina qualunque, in un anno qualunque della nostra epoca contemporanea.

Pensate che non ci riguardi?
Un domani che potrebbe essere oggi, all’insegna del politically correct, chiunque potrebbe spingerci a bruciare i nostri libri, a spegnere la nostra creatività, impedire che chiunque la pensi diversamente possa avere una sua voce.
Ammetto di essere molto spaventato dalla censura, e mi sembra che il concetto stesso di politically correct sia andato oltre e spesso legittimi gesti o anche semplici espressioni che mi terrorizzano.

Esempio? Di recente per promuovere un articolo apparso sul mio sito stefanoguerrini.vision abbiamo utilizzato una foto presa da una campagna stampa del brand di cui si stava parlando, l’immagine che mostrava una silhouette femminile in cui si intravedeva un capezzolo è stata bloccata da Instagram.
Queste cose mi spaventano molto, oggi ci fa paura su un social una immagine di pura creatività, in cui si intravede una nudità, un corpo umano senza abiti, che dovrebbe invece essere espressione di bellezza pura e non scusa per una censura sciocca e per pruderie da Medioevo.

Ecco perché ho deciso che per sopravvivere al 2019 io ho bisogno di piccoli atti di ribellione.
Diventerò fan e promuoverò tutti quelli che se ne fregheranno del sistema e in maniera educata e mai gridata sceglieranno strade nuove, l’unpolitically correct, la lotta alla censura, l’ironia come arma per cambiare il mondo.
Non so quale potrà essere il vostro piccolo atto di ribellione, a me va bene anche se sceglierete di usare il pane scondito invece di quello condito, l’importante è che scegliate di essere pensatori autonomi, dotati di critica.
Basta poco perché, almeno culturalmente, questa nostra società non ritorno effettivamente ad un Medioevo creativo, dovremmo tutti attuare dei piccoli cambiamenti, accettare le diversità come strumento per capire il mondo che ci circonda, ma facendolo con ironia, un po’ di sana dissacrazione e soprattutto in una libertà che non offenda troppo il vicino di casa, ma che comunque lo spinga a pensare.

Mi fate sapere quali saranno i vostri piccoli gesti di ribellione?
E ricordate: “If you wanna make the world a better place, take a look at yourself and then make that change!”.

Stefano Guerrini

foto: Andrea Ferrato