Invasione di campo | Claudia Vanti

Una cosa è rimasta immutata in questo 2020 piuttosto destabilizzante: la classifica di fine anno, lista infinita di album-film-libri-serie tv, concerti…ah, no, concerti no.
Ma dunque, la lista, o addirittura le liste, tutti le facciamo, almeno mentalmente, a volte le condividiamo o ci vengono richieste, come a me sugli ascolti dell’anno passato e facendomi invadere il campo dell’ottimo Matteo Lion.
Durante una videocall di gruppo ho enumerato i miei preferiti, Moses Sumney, Sault, Dua Lipa, Perfume Genius, Austra, The Avalanches e soprattutto Woodkid, il cui recente S16 è un ascolto di necessità stringente.
Si tratta del secondo (e dilatato, narrativo, artificioso, emotivo, sofisticato) album del musicista contemporaneo che più lega musica e immagine in un rapporto inscindibile.
Un musicista molto amato da tutto il milieu moda e che spesso capita di ascoltare con lavori inediti a fare da colonna sonora delle sfilate di Louis Vuitton.

E allora torno “nel mio”, alla classifica delle 5 “cose-moda” che hanno lasciato un segno nel 2020, una traccia forse effimera o forse no.

1.
Le sfilate che non ci sono state o che ci sono state in modo diverso: ci siamo accorti che in alcuni casi la digitalizzazione forzata era noiosa e basta, in altri casi (Marni, Balenciaga) ha funzionato. Bisognerà perseverare.

2.
La mini-serie di Gucci diretta da Gus Van Sant: criticata (spesso a priori) ma vista da tutti.
Da non sottovalutare, al di fuori del microcosmo degli addetti ai lavori c’è una platea più vasta che capta tutti i tipi di comunicazione.

3.
Il profilo Instagram di Alexander McQueen: un social network ormai abbastanza noioso riserva ancora qualche spazio di qualità, come quello di un brand che promuove costantemente un lungo racconto sulla manualità recuperata e le capacità artigianali di mani, quasi sempre femminili, che cuciono, tagliano, drappeggiano, ricamano, imbastiscono piccoli capolavori di sartoria.

4.
Kim Jones pigliatutto: designer apparentemente low profile, aria ragazzo tranquillo ma in poco tempo si è preso la direzione artistica di Dior Homme e di seguito di Fendi.
Un nuovo Karl Lagerfeld in modalità anti eccentrica?

5.
La pubblicazione di foto a casaccio su Vogue Runway, a casaccio perlomeno come stagione di riferimento: complice la strategia di vendita da ridefinire, dati i tempi, e le fashion week azzoppate, ogni brand pubblica quando vuole e cosa vuole, Pre-fall 2021, Summer 2021 o qualsiasi altra stagione abbia in cantiere.
Vale tutto, tutto si mischia, negli uffici stili gli stagiaires impazziscono a scaricare tutte le foto per i loro datori di lavori ma tant’è, il gioco del “Gira la Moda” sovverte anche le stagioni.

Claudia Vanti