Internet è un bene comune?

Le pause sono il vero carburante della nostra qualità di pensare e fare bene.
Ogni spazio di riposo fisico o mentale che ci prendiamo si trasforma in una carica energetica che oltre a darci la potenzialità della ripresa ci permette anche di rimodulare, migliorare, vedere con una nuova prospettiva ciò che avevamo intrapreso.

Quando Luca Conti iniziò a parlare di limitare i tempi di connessione, di ridurre in generale l’attività on line, leggevo quei post con un certo scetticismo.
Nel mio defunto Google Reader oltre centocinquanta blog sfornavano, senza sosta, post interessantissimi dei quali non avrei potuto neanche immaginare come privarmene.
Se hai degli interessi, e li segui con passione, la rete li alimenta sempre con nuovi spunti e nuove fonti.
In modo più o meno inconsapevole ecco che alla rete aggiungi una tua rete fatta dei nodi a cui ti sei collegato e ai quali hai collegato quelli già collegati a te.
Un modo forse virtuoso di attingere, e nello stesso tempo restituire, stimoli, informazioni, idee.

Il risvolto virtuoso di questo comportamento lo si percepisce nel momento in cui per scelta o per cause esterne si allenta la frequentazione.
Ecco che l’informazione che prima si raggiungeva, magari anticipando l’uscita sui canali “ufficiali”, arriva comunque da uno dei nodi della rete che si è costruita per affinità e interesse.
Il valore di internet è nella conversazione, nell’interazione, nella condivisione; possibilità che creano un ambiente di crescita, cultura e innovazione.
L’essere troppo tempo connessi a internet è un falso problema, è lo specchio della nostra immaturità rispetto ad un potenziale che non abbiamo ancora imparato a fondere con il nostro essere quotidiano.

Il valore dell’energia elettrica non è nel tenere accesa la luce tutto il giorno ma nel poter usare un dispositivo elettrico in qualsiasi momento, quando ci è utile.

Ed è per tutto questo che internet è un bene comune.

Andrea Ferrato