In ginocchio la stabilità aumenta | Matteo Lion

Il cervello umano è programmato per farci preferire la stabilità e la coerenza e, al contrario, tende a interpretare l’incertezza come una minaccia.
Ecco perché gli ultimi due anni di pandemia sono stati una dura prova visto che nulla è stato stabile, fuorché il provvisorio.

In questo clima si è insinuata nella mia testa come un tarlo la meravigliosa canzone “Stabilise” di Nilüfer Yanya.
Il pezzo parla a chiunque si senta come se non stesse andando da nessuna parte e il proprio girare a vuoto sembri l’unica stabilità delle nostre vite.
Si tratta del primo singolo che anticipa il suo secondo disco “Painless” in uscita a marzo.
È una canzone potente con frequenti cambi di ritmo e quella chitarra irrequieta che è il suo marchio di fabbrica fin dal primo disco, “Miss Universe” del 2019.
La canzone cattura quel senso di incertezza sommato ad ansia sociale e mancanza di senso di prospettiva.
Mica poco per una sola canzone.
Il pezzo riesce a mescolare in modo fluido pop, elettronica, jazz e soul.

C’è anche un bel video, diretto dalla sorella, che racconta della claustrofobia generata dagli spazi angusti dei nostri mini appartamenti e della ripetizione costante di giorni sempre uguali.
Come lei stessa ha dichiarato: “È ambientato nelle profondità della realtà nella vita di tutti i giorni, dove siamo gli unici veramente in grado di salvarci o perderci”.

Nilüfer Yanya è “Raw Like Sushi”, proprio come lo era Neneh Cherry alla fine degli anni ’80.
È indie come Frankie Cosmos e sa essere genuina come Soccer Mommy.
Ha una grande presenza scenica (forse dovuta al suo essere stata una ragazza molto timida in adolescenza?) ed è selvaggiamente attraente.
Ha “quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così” per dirla alla Paolo Conte.
A volte sembra la versione alternativa di Amy Winehouse che vive in un universo parallelo dove sia uscita sana e salva da un rehab risolutivo.

Anche il secondo singolo, “Midnight Sun“, è una vera bomba a partire da quella chitarra iniziale che ricorda i Radiohead.
È una canzone su come ci si sente ad essere spinti verso il basso e nonostante tutto provare a resistere. L’immagine del “sole di mezzanotte” evocata dal titolo è la luce che ci può guidare attraverso l’oscurità.
Qui la voce di Nilüfer Yanya sa essere carezzevole e delicata come una Sade Adu post-moderna.
Con i soliti testi ben scritti ed evocativi come il verso: “mostrami come dividere il reale”.
Dividere il reale da quello che gli somiglia ma non lo è, come il surreale o l’artificiale. Ma non solo.
Perché in fondo ciò che è reale e ciò che è vero non sono necessariamente la stessa cosa.

Ormai a pochi giorni dall’uscita del disco la cantante ha pubblicato anche il video per il terzo estratto, “AnotherLife“, girato mentre era in vacanza in Sri Lanka.
Il tema della canzone è sentirsi bene e in pace con se stessi e volerlo gridare al mondo.
La sua voce bassa e confortevole si muove come a ondate su una melodia sostenuta da un accordo di chitarra ripetuto ostinatamente e qualche tocco di batteria elettronica.
La sua voce è ipnotizzante e la canzone è come un mantra che ci aiuta ad attraversare il mare sempre agitato delle nostre menti.

Nel 2020 avrebbe dovuto tenere il suo primo concerto italiano al Circolo Ohibò a Milano ma venne annullato in osservanza delle disposizioni governative vigenti per la pandemia. Per lanciare il nuovo disco è previsto un tour, ma nessuna data italiana per ora è stata annunciata.
Ma speriamo che quest’estate ci sia la possibilità di vederla dal vivo finalmente anche da noi.
Ma intanto aspettiamo con ansia il 4 marzo quando uscirà l’intero album “Painless” che pare avere le carte in regola per essere uno dei dischi dell’anno (si, lo so che siamo solo a febbraio però mi piace fare previsioni e…, abbassate quel sopracciglio, please…, ne riparliamo a dicembre per vedere chi aveva ragione).

Matteo Lion