Il viola e l’arancio | Mirco Denicolò

Per raggiungere la stazione dei treni si attraversa un parco piccolo, di una città piccola, in un estate breve.
Il sudore della maglietta lotta contro l’umidità inaspettata delle ombre del parco.
Le zone al sole profumano di ghiaia, ci cammino sopra con delle ciabatte di plastica, su una panchina una coppia urgente, io non li guardo… percorro il vialetto con gli occhi socchiusi, le pareti delle case rinviano troppa luce e gli occhiali da sole sono cose per grandi.

Quando arrivo al sottopassaggio vince il fresco, la penombra si mescola all’odore di urina, la galleria rimbomba del suono delle mie ciabatte sul linoleum scollato.

Arrivo in stazione: il vento dal mare, il riflesso dei muri e l’umidità degli alberi patteggiano una tregua, tutte le sensazioni sono superate dal suono di due campanelli, io e tutti siamo in leggera ansia per il treno in arrivo, un treno ancora troppo lontano.

Mirco Denicolò