Il nichilismo della Generazione X | Matteo Lion

È da poco uscito un disco bellissimo, “As Days Get Dark” del famoso duo scozzese Arab Strap.

Il vocalist del gruppo, Aidan Moffat , ha 48 anni e ha scritto queste canzoni che raccontano in modo stupefacente proprio la generazione dei 50enni di oggi. Una generazione che deve reinventare la prima vita adulta. Sono persone in possesso di maggiori strumenti per affrontare la seconda parte della vita, che si spendono ancora in molti campi, che hanno voglia di sperimentare, che non si sentono affatto rassegnate o stanche.

Per esempio è una generazione che ancora vuole fare tardi nei club senza doversi sentirsi fuori posto. La canzone “Kebabylon” attraverso questo neologismo meraviglioso descrive quel particolare momento, dopo la chiusura delle discoteche, in cui le strade si popolato di zombie stanchi e affamati alla ricerca di un kebab da addentare nella speranza di assorbire l’alcol. Ma sono proprio queste strade vuote il posto a cui questi cinquantenni sentono di appartenere, il loro altare privato delle esperienze felici, il centro della loro scena sociale e collettiva. Per contrasto, per farli sentire ancora dalla parte giusta, dalla parte dei “vincitori” questo microcosmo ci viene raccontato dal punto di vista dello spazzino che pulisce le strade dai preservativi usati e dalle siringhe mentre l’ultimo zombie della notte si è appena addormentato in veranda ancora vestito o sul primo divano capitato a tiro.

Ma non si tratta di persone ferme al loro mondo giovanile. E infatti il primo verso del disco recita: “Non me ne frega un cazzo del passato, i nostri giorni di gloria sono passati. Tutto quello che mi interessa in questo momento è quel piccolo neo nella tua coscia”.

Si parla della capacità di riconoscere cosa ci provoca piacere e sollecita il desiderio con spudorata verità, autenticità e soprattutto libertà. Orami adulti è il momento di accordarci il permesso di esistere. Una autorizzazione personale, non una licenza concessa da altri. Ci si sente ormai liberati dal giudizio degli altri. Si vuole abbandonare l’accessorio, i travestimenti, gli autoinganni per vivere con più serenità i desideri e le proprie pulsioni. È come se con i primi capelli bianchi iniziassero a spuntare anche le prime sicurezze.

Per esempio nel disco troveremo una canzone che parla della noia che si prova a consumare pornografia on line su Free Live Cams, fino quasi a trovare noiosi anche i tatuaggi dei protagonisti dei video.

Ma la pulsione alla pornografia è forte. E come dice il titolo del pezzo è sempre così che finisce un’altra giornata ad orologeria. Il desiderio (e la masturbazione) pronti a scoppiare come una bomba. Nella canzone il protagonista si fa suggestionare andando a visionare vecchie foto scattate anni prima e ritrovate in un vecchio hard disk. Presentandole con i nome con cui sono stati salvati quei file, ad esempio IMG4329, ci elenca una serie di foto di amanti perdute ritratte nella sua personale idea di erotismo. A differenza dei nativi digitali il protagonista ha ancora un idea romanticamente etica della rete da risultare quasi grottesco per il social cinismo di oggi. E infatti la canzone termina con: “Di nuovo segretamente sazio sale dolcemente in camera da letto e scivola dolcemente sotto le coperte per unirsi alla coniuge che russa. Al buio quasi non è invecchiata di un giorno. Quando si toglie gli occhiali ha lo stesso aspetto dei pixel di quei vecchi JPEG. Quei ricordi a bassa risoluzione sepolti in cartelle all’interno di cartelle”.

In un’altra canzone si parla anche del tentativo di provare a fare sesso con altre persone per ravvivare un rapporto coniugale stanco. In fondo il protagonista ammette: “Ho visto tutti i modi in cui funziona il tuo corpo che si rimpicciolisce. I successi e gli insuccessi, tutti i suoi nodi e le sue stranezze. Ho sentito ogni suo profumo, ho sentito ogni suo suono”. Un intimità che rischia di diventare un muro di noia.

Nella canzone questo malessere emerge quando il protagonista dice, minimizzando, che la compagna è in terapia “da uno strizzacervelli psicosessuale. Penso stia sprecando i suoi soldi, penso che abbiamo solo bisogno di un drink”. Ma per superare la noia si è disposti a credere e a sperimentare ogni illusione. “E quando abbiamo cercato un unicorno, abbiamo trovato una sposa e uno sposo che arrossiva. Li abbiamo portati fuori per un cocktail, ci hanno riportato nella loro stanza”.

Una canzone amara che porta alla consapevolezza che la vita non si può governare più di tanto. Una canzone sull’accettazione della propria sessualità senza lasciar troppo spazio ai rimpianti e ai risentimenti. Per tendere ad un equilibrio leggero che si basa sulla molteplicità di esperienze e tentativi diversi. Cercare di dare una nuova forma alla propria vita cercando di interpretare bisogni intimi complessi, stratificati, mortificati in gioventù e che ora spingono sempre più violentemente per essere portati alla luce.

Si tenta di sperimentare vie di fuga da se stessi, che più si cresce più ci si incasina. “Non parliamo con nessuno, parliamo con tutti. Parliamo con i fantasmi alle finestre. Ma vedere è non sapere, amare non è amare. Mai presente, mai qui, mai lì. Bloccato nei nostri giri di mezze verità e sciocchezze”. E i dubbi esistenziali che ci tormentano è inevitabile poi scaricarli nel partner che si ha accanto. “Non voglio il tuo amore, ho bisogno del tuo amore. Dammi il tuo amore, non amarmi. Non voglio il tuo amore, ho bisogno del tuo amore. Non amarmi”.

Persone che vivono una perenne confusione, che però non deve avere per forza una connotazione negativa. Si tratta di una specie di “con-fusione”: la fusione appunto di piani diversi, di diverse esigenze, di diversi stili di vita che arrivati a questo punto della vita non sono né alternativi né più separabili. Bisogna cercare di farli convivere, alla meno peggio. “Non sappiamo come essere un uomo e abbiamo deluso la famiglia. Quindi complottiamo e pianifichiamo, proviamo a sorridere quando possiamo. Ingoiamo tutti i nostri sentimenti con un cipiglio.”

Ma non pensate che il protagonista di questo disco sia concentrato solo su stesso e i propri bisogni. In una canzone ammette: “Piango con le commedie romantiche, con i drammi, con i notiziari e i film per bambini, con i Muppet, con Frozen e Frozen 2”.

Questo disco nonostante tocchi queste corde così intime non vi farà piangere ma, al contrario, vi farà muovere il culo. Un suono ricco che mette insieme la new wave dei Cure con dei ritmi e dei beat stile The XX passando per un rimando a Nick Cave.

Sarà che è un disco in cui mi sono totalmente ritrovato, ma per me sarà uno dei dieci dischi dell’anno.

Matteo Lion