Il giardino di mia madre è una mappa di odori | Mirco Denicolò

Andare in giardino vuol dire passeggiare, lentamente per togliere le foglie morte, chiacchierando,
il giardino prevede il compito di annaffiare di sera, Il giardino è il profumo delle rose, che stordisce

l’acqua è odore della terra, prima secca e poi umida,
l’acqua è anche il rubinetto che perde, il tubo di gomma da sciogliere e riavvolgere, le ciabatte di plastica e la ghiaia, bagnati

I miei fratelli, mia zia, mia madre (anche io) parliamo lentamente, come si fa nei paesi di mare,
tra vicini invece si usa un dialetto tagliente,
nelle case popolari la voce da tenore di una madre chiama il figlio dal terrazzo, tutti i giorni, alle stessa ora

le ruote delle biciclette slittano sulle sterrate (tutte le strade sono sterrate),
le gambe di un esercito di bambini cancellano per un po’ l’erba alta e secca,
ci sono pochi gatti, i cani sono selvaggi e lontani,
le macchine poi sono rare e lontanissime, il loro passaggio è amplificato dai campi,
tutte le case hanno un televisore acceso, la musica è in bianco e nero

fuori, nel caldo, il vento fa viaggiare l’odore della sabbia, dell’asfalto, dei muri

in casa vince il profumo del cibo (le verdure quando vengono tagliate, il pesce quando viene pulito, il carbone quando viene acceso),
mio padre arriva tardi, in questo periodo i suoi vestiti perdono l’odore di nafta, ma non acquistano quello di pasticceria

la nostra casa è anche la biancheria nei bauli, le coperte nella naftalina, l’armadio delle medicine e quello dei saponi,
la casa dei miei nonni è impregnata dal profumo eterno di brodetto, da odore rancido dei giornali umidi, da quello nauseante delle foglie che marciscono nell’ombra
mio nonno ha un bar e dei campi da gioco, mio zio beve birra, gli attrezzi di mio nonno sanno di cuoio, gli spogliatoi prima che mia zia passi con il disinfettante odorano di saponetta

nelle strade si alternano l’odore delle cantine, l’odore delle officine per le biciclette, quelle dei tappezzieri, quelle dei negozi di ferramenta, quello oleoso degli oggetti di plastica.
dalle cucine delle pensioni sale sempre l’odore di fritto, dai bar arriva l’odore di caffè macinato e quello delle granite

arrivando, finalmente, al porto, si entra in una nuvola in cui lottano gli odori delle reti, degli scogli, del legno, e poi l’odore della pelle dei turisti, delle creme solari, dei giocattoli gonfiabili, della sabbia umida o bollente, ed infine, sopra tutti, quello del mare

e mano a mano che si raggiunge la spiaggia tutto diventa minerale,
spariscono i prati, i fiori, si diradano gli alberi
resiste qualche pianta nelle crepe del cemento,
un’erba straniera, che promette, anche quest’anno, la fine dell’estate.

Mirco Denicolò