Il catalogo è questo | Mirco Denicolò

Domenico un giorno mi fa: vorrei lasciati un libro, in prestito, è una cosa antica, mi piacerebbe che tu lo guardassi, prova a farci qualcosa.
Tempo dopo mi passa un volume in quarto rilegato in pelle, restaurato, Siena 1613: Iconologia di Cesare Ripa da Perugia. Più di mille pagine, centinaia di incisioni.

Il libro è pieno di figure alate, donne, cavalieri, uomini con la barba, creature vestire o seminude, figure danzanti o ferme o immobilizzate durante un’azione; quasi tutte reggono o impugnano qualcosa; sono circondate da oggetti e animali e emblemi: cani, gatti, uccelli, lance, libri, serpenti, cornucopie, ghirlande, corone, alberi, cinghiali, palme, querce, conigli, bastoni, cartigli, delfini, granchi, scorpioni, uva, frutti, clessidre, coccodrilli, elefanti, croci, graticole, fulmini, teschi, colonne, melagrane, tartarughe, martelli, pesci, scale, chiodi, fiamme, specchi, maschere, troni, rocce, cuori, velieri, strumenti musicali, leoni, leopardi, scettri, obelischi, elmi, aquile, triregni, armi, gufi, draghi, aratri, nuvole, stelle, lune, soli…
Un vertiginoso catalogo di segni e di gesti, da usare ora, quattro secoli dopo la sua pubblicazione.

Io le immagini della tradizione non le interpreto, le distillo.
Siamo ai primi di gennaio del ‘19 ed ho terminato il terzo ciclo di disegni.
In questa fase le allegorie di Cesare Ripa sono diventate maschere di una commedia, roba da teatro delle marionette.
Solo che i paramenti e gli animali che li accompagnavano nei modelli originali sono qui sostituiti da sagome arancioni, geometrie rassicuranti che mi paiono concrete come parole.
Gli elenchi e le liste sono affascinanti, ma dopo un po’ ti devi curare dagli eccessi che procurano.

Mentre scrivo ho iniziato un’altra serie di disegni: le figure e le geometrie dei lavori precedenti si stanno contendendo lo spazio scomodo che li dovrebbe contenere, fanno a gomitate per non cadere dal foglio.
Ho il sospetto di essere malato di modernità, non sono capace di gestire più di un segno alla volta, produco cataloghi con una unica emozione.

Mirco Denicolò