I dispiaceri del vero lettore | Alberto Guizzardi

Avevo già parlato l’anno scorso di Roberto Bolano ma mi piace ritornarci sopra consigliandolo come lettura estiva.
Premetto che non si affronta a cuor leggero e quindi la sconsiglio a chi cerca nei libri solo evasione, a chi vuole rimanere in superficie ed evitare di andare in profondità.

Vuoi un viaggio perfettamente organizzato o vuoi lasciare al caso, all’imprevisto?
Con un approccio quasi avventuriero si affrontano i romanzi di questo scrittore cileno , vissuto buona parte della sua vita in Messico e terminata troppo presto a Barcellona all’età di cinquant’anni.
Bolano nasce poeta, fonda il movimento d’avanguardia poetica infrarealista che si oppone ai canoni tradizionali della poesia latino americana del tempo, pochissima fama e molta fame.
Gli incontri con i poeti nei caffè più o meno malfamati di Città del Messico gli permettono di conoscere puttane, pappa, spacciatori, assassini .
Serate che iniziano con la lettura delle ultime poesie scritte possono finire in rissa con gli avventori o con una scopata con la cameriera che si è conosciuta quella sera.

Tutte quelle storie diventeranno parte dei suoi racconti, l’infrarealismo diventerà realvisceralismo e il suo alter ego si chiamerà Arturo Belano.
Prima saranno i racconti a raccogliere queste storie per poi esplodere come un fiume in piena nei romanzi ” I detective selvaggi” e “2666”.

Il DF, Distrito Federal, le strade assolate del Sonora, la città immaginaria di Santa Teresa, le morti violente, ma anche conversazioni sulla poesia, digressioni su personaggi minori che ti raccontano la propria vita: Bolano è questo.
Ti da la sensazione di ricercare il fine ultimo delle cose come nel lungo capitolo di “2666” dove ossessivamente vengono ricostruite gli assassinii di ragazzine prima stuprate.
In mezzo a tutto ciò si trova il lettore che non può rimanere inerte altrimenti ne ricaverà solo noia, ma deve partecipare, incazzarsi, piangere, ridere, essere parte del mondo dove è stato catapultato.
Bisogna mettersi in gioco ma l’esperienza è intensa e dirompente.

La scelta con che cosa iniziare per chi non ha mai letto nulla diventa fondamentale.
Una scelta soft sarebbe quella di partire dai racconti “Chiamate telefoniche ” o “Puttane assassine” dove è già chiaro lo stile dell’autore, altrimenti buttarsi subito con “I detective selvaggi”.
Se tutto ciò piacerà poi fare il salto nel vuoto di “2666”.

Il mio consiglio spassionato nasce da un dispiacere, cioè quello che ho quando finisco un suo libro: la malinconia perché esci dalla vita di quei personaggi che anche per poche pagine hanno attraversato il racconto e in un parallelo ti fermi a pensare alle persone che hanno attraversato per poco o per tanto la tua vita.
E una lacrima vera o solo pensata ti può scendere sulla guancia senza vergogna.

Alberto Guizzardi

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