I dati come un bene comune

Del modo con cui stiamo affrontando la penetrazione delle potenzialità della rete nel nostro quotidiano, da queste parti, se ne è già parlato.

L’ampiezza del livello di innovazione della rete è direttamente proporzionale alla leggerezza della nostra valutazione, alla facilità con cui deleghiamo la gestione della sua neutralità.
Di per se la rete è un abilitatore.
Nel momento in cui menti visionarie, progetti aperti, pensieri svincolati contaminano le sue potenzialità ecco che questa diventa l’espansione sensoriale e culturale della nostro quotidiano.

Nonostante il grande fermento intellettuale, chi, in realtà, trasmette la percezione della rete sono i progetti commerciali legati a logiche tutt’altro che innovative.
Passa per innovazione il funzionamento strumentale, una maggiore facilità nello svolgere una qualche attività pratica; non viene trasmessa la forza creativa che muove la facilitazione della connessione delle idee.

Ci siamo quindi assuefatti al concetto che la fruizione gratuita di determinati servizi sia ripagata dalla mole informativa che diamo in cambio, costituita dai nostri comportamenti all’interno delle reti sociali.
Ma siamo così sicuri che la valutazione sia corretta?

La mole di dati comportamentali ha un valore statistico enorme nel momento in cui questa può essere utilizzata in modo aperto per costruire sistemi che migliorano le esperienze quotidiane creando ulteriore dote sotto forma di tempo e qualità.
E quindi siamo così sicuri che quella mole informativa possa rimanere di proprietà delle compagnie che offrono determinati servizi?

Personalmente rispondo in modo negativo ad entrambe le domande.

È sempre più evidente come l’innovazione passi ormai per strade nuove e sono strade lastricate dalla condivisione delle esperienze. Queste informazioni sono fondamentali per evolvere approcci e modalità.

L’innovazione avrà sempre più la forma di esperienze evolute piuttosto che di nuovi prodotti e queste avranno sempre più origine dalla mole di dati raccolti negli ambiti digitali che pervadono in maniera crescente la nostra giornata.

Il dato diventa un bene comune: la possibilità di accedervi attraverso reti neutrali diventa oggi una prerogativa fondamentale per ridisegnare gli spazi di una ripresa economica e sociale.

Andrea Ferrato