Gli Oscar, secondo me | Alberto Guizzardi

La serata degli Oscar non è mai stata pietra di paragone per valutare lo stato di salute del cinema, forse quello industriale ma non quello artistico.
Da qualche anno ormai le cose sono cambiate; piccoli film, cosiddetti indee, riescono a trovare spazio nel novero dei nominati, portando storie più “arthouse” sotto i riflettori di un evento così importante.
Di contro basti pensare che un film come “Wonder”, opera sì commerciale ma di grande successo di pubblico e critica, non sia stata preso nemmeno in considerazione; solo 10 anni fa non sarebbe stato così.

Tutto ciò non fa certo piacere a chi deve vendere il prodotto Oscar perché c’è bisogno di opere note e attori famosi per rendere appetibile agli sponsor la serata, ma ci rende più facile capire lo stato di salute del cinema, almeno quello americano, perché quest’anno c’è veramente tutto il meglio possibile.

Di seguito, in base a quello che ho visto le mie preferenze, non previsioni, delle quali alcune avranno una motivazione forte, altre, dove non posso dare un giudizio, per mera simpatia.

Miglior film: Chiamami col tuo nome
Indifferentemente potrebbero essere premiati Dunkirk, Il filo nascosto, Tre manifesti, La forma dell’acqua (anche se su quest’ultimo l’aspettativa era talmente alta che….mi aspettavo di più ).
Il film di Guadagnino ha una dote rarissima: quella di raccontare una storia apparentemente banale di un’amore adolescenziale in maniera mai vista, lavorando sul corpo degli attori e sulla natura che li circonda. Non bastasse, il finale innalza ancor di più l’opera al sublime. Una meraviglia.

Miglior regista: Christopher Nolan “Dunkirk”
Ha la capacità di intrecciare tre archi temporali con la perizia del grande maestro che è. È uno degli autori più importanti del cinema moderno e qui scene di massa o primi piani trasmettono tutta la sua capacità di dare all’immagine un senso diverso, personale, nuovo.

Migliore attrice: Frances McDormand “Tre manifesti”
Che sia la poliziotta di Fargo o la mamma di Ebbing riesce sempre a creare empatia con lo spettatore; là lavorava in sottrazione, qua gestisce un personaggio esacerbato dal dolore per la morte della figlia e dalla mancanza di giustizia senza andare mai fuori giri.
È rendendo il tutto perfettamente credibile.

Migliore attore: Timothée Chalamet “Chiamami col tuo nome”
Lo so che Gary Oldman lo merita da una vita, ma basterebbe la scena sui titoli di coda per togliermi tutti i dubbi. Il personaggio di Elio è il valore aggiunto per trasmettere tutte le sensazioni del film e allo spettatore arriva in maniera indelebile.

Attori non protagonisti: Sam Rockwell “Tre manifesti” Allison Janney “I Tonya”
Il primo è l’alter ego di Frances McDormand; è il poliziotto cattivo, omofobia, razzista, ma forse non così tanto come sembra, altro personaggio che non può non rimanerti impresso.

La seconda è la mia preferita non perché abbia visto il film ma perché l’adoro; è la mamma nella mia sit-com di culto, “Mom”, serie totalmente politically incorret.
Nel film è la madre di una pattinatrice che fu coinvolta in una brutta storia di ferimento della rivale con lo scopo di eliminarla dalle qualificazioni Olimpiche.

Film straniero “Loveless”
Andrej Zvyagintsev racconta il trionfo dell’incomunicabilità in una Russia in cui i rapporti umani ormai al collasso sono la rappresentazione di una società in lenta agonia e in totale regressione. Anche in questo caso una chiusa mirabile e indimenticabile.

Alberto Guizzardi