Gli ambienti social come memoria collettiva

Molto probabilmente l’associazione dei social network all’idea un nuovo gadget piuttosto che a qualcosa di molto più articolato e complesso, ha lasciato in secondo piano un argomento che rientra fisiologicamente nelle caratteristiche della rete: la memoria.

La rete fa circolare dei dati e come tali li tratta; se questi sono informazioni generiche, o frasi/fatti “delicati”, sono reperibili come tutto il resto.

Abbiamo sempre più necessità di condividere le informazioni, stiamo imparando che l’innovazione si baserà proprio nella possibilità di intrecciarle per creare livelli di agevolazione, soprattutto nell’ambito della gestione dei meccanismi che regolano la nostra società.
Il diritto all’oblio diventa una problematica discussa a livello europeo, la sua soluzione non è una strada in discesa.

Spostandoci sulla produzione dei contenuti, aumentati notevolmente con la sempre maggior frequentazione degli ambienti sociali on line, è iniziato a diffondersi il timore per le cose scritte con leggerezza, in spazi dove l’uso della gomma non è molto efficace.
Affrontando il tema in superficie, circolano consigli riguardo la cautela nel ciò che si scrive per evitare, in seguito, fraintendimenti.
Ma il problema in realtà non è nel tono ma nella necessità della coerenza.

In una forma nuova e allargata, gli ambient social on line ricreano i rapporti che esistevano nelle piccole comunità dove tutti si conoscevano ed era naturale sia venire in possesso di informazioni altrui sia mantenere il ricordo dei fatti accaduti (erano elementi fondamentali delle comunità stesse).
Gli ambienti social rappresentano una memoria allargata, collettiva, ed è in questo senso che vanno ricercati gli spunti per nuovi percorsi che potranno migliorare la nostra convivenza sia on sia off line.

Andrea Ferrato