Enorme ovunque: intervista a Esterina | Matteo Lion

La toscana non è solo la terra di Renzi e Benigni. Per fortuna.
“Se ti senti stanco di te stesso e hai bisogno di ritrovare te stesso, lavarti dei dubbi, non c’è posto migliore della Toscana d’autunno”, disse Oriana Fallaci.

A incarnare questo spirito autentico toscano ci sono gli Esterina, una delle migliori band italiane in circolazione.
A settembre pubblicheranno il loro quarto album: “Canzoni per esseri umani” che è stato anticipato dal meraviglioso singolo “Santo amore degli abissi” che tra l’altro è stato mixato da Gareth Jones, esperto produttore di band come Depeche Mode, Interpol, Mogwai ma anche Nick Cave, Grizzly Bear e Yann Tiersen.
METABOX ha scambiato qualche battuta con Fabio Angeli, voce e chitarra degli Esterina.

Solo voi potevate ambientare il video della canzone “santo amore degli abissi”, lungo i tornanti di una montagna. Proprio non è la vostra natura essere didascalici?
Credo che a questa domanda tu abbia risposto da solo, non ci piace.
Una canzone deve cercare di diventare una magia, se ti spiego il trucco a cosa è servito farla? Poi gli abissi, quelli che ci interessano, sono ovunque, e a dirla tutta, le montagne sono abissi alla rovescia. Ho sempre pensato che il didascalico faccia parte della macchina del “consenso”, della “propaganda” e anche questo, non solo non ci piace, non ci interessa.

Nel ritornello canti: “La vita è enorme quando vuol far male la vita è bella quando fa come gli pare.” È un invito a mettere da parte l’ossessiva volontà di controllo e lasciarsi andare alle sorprese della vita? Un pò come nel centratissimo video in cui dei ragazzi si lanciano nel downhill con lo skateboard.
Quel video è il migliore che abbiamo mai realizzato da un punto di vista di aderenza alla canzone, pur essendo due cose molto diverse fanno la stessa strada.
Geremia e Gabriele hanno 18 anni e nutrono la loro vita e la loro amicizia di una passione che li porta lontano dal resto, in un luogo poco frequentato dove quella discesa, scartata dal circuito del divertimento, perché periferica, rurale, campestre diventa un luogo del significato.
Più che “del lasciarsi andare”, mi concentrerei su “enorme”.
Molti, che non ne hanno alcun diritto, si lamentano della propria condizione, la vita può essere enorme ovunque nei nostri giorni, per esempio giocando, ma attenzione non è un invito ad essere sciagurati, ma a fare sul serio, come fanno Geremia e Gabriele divertendosi.

Ogni uomo è un abisso, e dà le vertigini a guardarci dentro. Nel testo della canzone esorti a cercare “la moneta negli abissi”. A me fa pensare alla discesa negli abissi dei nostri desideri più nascosti e cercare quello che “davvero” ci fa sentire vivi.
Questa è una lettura possibile. Può scendere a cercare il tuo senso, ma anche solo una cosa che adesso può valer la pena fare.
Ma la “moneta negli abissi” può essere anche solo un MacGuffin per farti muovere da dove sei rimasto a guardare.

METABOX si occupa di come come cambia e si evolve la creatività, la percezione, la relazione tra le persone ai tempi della rete. Ognuno vive la rete in una sua modalità: la assorbe, l’attacca, si difende, la ignora etc. Indubbiamente la rete dà la possibilità d’interagire con il resto del mondo, ma di poterlo fare tenendosene comunque a debita distanza. Usate molto la rete per il vostro lavoro creativo e professionale?
La rete è uno strumento, lo utilizziamo molto per cercare nuove possibilità tecnologiche, per informarci, condividere il nostro lavoro, ma è uno strumento come lo scolapasta, se c’è si usa, altrimenti quand’è cotta, si può scolare con il coperchio.

Un conto è scriverla e cantarla la musica, e un conto è ascoltarla.
Quali sono stati i dischi che vi sono piaciuti di più negli ultimi mesi da ascoltatori?
Di musica bella in giro ce n’è ancora tanta. Negli ultimi mesi “Powerplant” delle Girlpool,
“Turn out the lights” di Julien Baker,”Every country sun” dei Mogwai e di italiano ho riascoltato volentieri “Il cammino di Santiago in taxi” di Brunori e la raccolta di Niccolò Fabi “Di venti in venti”.

Matteo Lion