Cose che non potremo capire | Andrea Ferrato

Si volse e improvvisamente la guardo dritto negli occhi, le disse che c’era una cosa che non le aveva mai detto.

Lei era appena tornata dalla Spagna ed era ancora inebriata da quella piacevole sensazione di senso civico di cui quelle persone erano intrise nonostante quella parlata che sembrava sempre sfociare in una rissa verbale.
Le auto non tentennavano mai ai passaggi pedonali, i grandi viali puliti dove faceva anche meno male vedere i poveri sotto gli alberi, i flussi delle moltitudini di persone in andature fluide, moderatamente rapide.

Lui la guardò dritto negli occhi ed il suo sguardo galleggiò in quel celeste di mari altrui o di quelle piscine degli alberghi dei siti di viaggi.
Lei sorrise come può fare chi è silenziosamente arrivato ad un necessario accordo con una vita che tende a scorrere parallela e, come da un treno, ogni tanto la guarda correre fuori dal finestrino, per scendere comunque alle stazioni inevitabili.

Lui la guardò dritto negli occhi e le svelò di essere affascinato da quei display che improvvisamente dimenticano il loro ruolo informativo ed iniziano a far vibrare in modo incomprensibile i caratteri, i simboli, i singoli LED, i pixel, i punti luminosi.
Codici alieni iniziano a trasmettere parole mai lette, flussi di gocce di luce vibrano, si spengono e sfarfallano sequenze ignote.
Ecco che forse quei diligenti cartelloni luminosi muovono una qualche coscienza nascosta da quei circuiti destinati a miliardi di uno e di zero e iniziano a parlare una lingua che non ci riguarda.
Ora non possiamo più leggerli, dobbiamo solo assorbirli e immaginare cosa non potremo capire.

Lei lasciò immergere il suo sguardo fino a farlo incontrare col sorriso che mosse leggero dal centro del suo universo che vibrava dello stesso identico celeste.

Andrea Ferrato