Buon anno uno | Andrea Ferrato

Le cose non saranno più come prima quando dicevamo che le cose non sarebbero state più come prima.

Non avete la sensazione che tutta quella aspettativa si sia un po’ trasformata in una sorta di realismo obbligato condito con un po’ di diffidenza nei confronti di tutta una serie di consuetudini da cui ci siamo lasciati cullare fino ad oggi?
Una situazione in cui di positivo c’è solo la parvenza di un sano recupero di oggettività?

Come se dopo anni di fedeltà al programma per i capi delicati ci fossimo ritrovati in un ciclo di centrifuga alla massima potenza, dopo il quale l’unica cosa logica è stendersi per provare a lisciare tutte le grinze che ci complicano la vita.

Probabilmente rifletto uno stato d’animo personale ma credo che questo stato di emergenza costante ci stia aiutando a scrollarci di dosso qualsiasi tipo di strato inutile.
Questo doverci costantemente difendere da un nemico senza un volto facilmente riconoscibile, ci sta rendendo refrattari verso quei comportamenti palesemente torbidi e probabilmente riconfigura, anche sotto traccia, i nostri atteggiamenti, senza dover palesemente manifestare un dissenso, passando naturalmente ad un rifiuto di assenso.

Saremo ancora disponibili a sostenere una politica senza visione e senza progetto quando siamo continuamente richiamati ad una revisione senza preavviso della nostra quotidianità?
Saremo ancora disponibili a fare gli operai senza stipendio per i colossi della rete solo per poter interagire  e costruire con modalità a cui non potremo più rinunciare?
Saremo ancora disponibili a disconoscere il potere della solidarietà in favore di uno status che non funziona più neanche nelle ridicole pubblicità delle automobili?

Andrea Ferrato