Nel 2023 è uscito un romanzo di Dario Ferrari per Sellerio, La ricreazione è finita, nel quale un ricercatore per caso, fondamentalmente impreparato ma molto più simpatico dei suoi dottissimi colleghi, si destreggia all’interno dei meandri accademici tra le regole non scritte alle quali è necessario aderire per sopravvivere in un ambiente, quello universitario, con un tasso di caducità e pericolosità superiore a quello delle foreste più inesplorate del Borneo.
C’è un passo illuminante: ” Pierpaolo snocciola con mirabile competenza trame e sottotrame dell’Accademia letteraria italiana: chi ha studiato con chi, chi ha rubato la moglie a chi, chi ha copiato chi, chi non va ai convegni di chi, chi va ai convegni di chi ma poi ne parla male in privato, chi ha piazzato chi, chi deve un favore a chi, chi non può vedere chi ma se la deve mettere via perché è troppo più potente di lui, chi non ha speranze di avere un posto da chi a meno che non si imponga chi, chi ha stroncato la carriera di chi, chi è dovuto andare all’estero per sfuggire ai veti di chi, chi dall’estero sta facendo la guerra a chi, chi ha riportato il cervello in Italia per farselo maciullare dalle logiche di palazzo, chi scrive un articolo per la rivista diretta da chi al fine di far sdebitare chi e aprire una posizione per chi mettendo i bastoni tra le ruote a chi. Quando i sistemi di equazioni hanno raggiunto le 5 incognite, ho smesso di seguirlo.”
Ecco, nel pieno delle sfilate maschili e all’inizio di almeno un mese e mezzo piuttosto impegnativo per il calendario moda, tra alta moda e pret-à-porter dalle principali città del mondo, questa citazione dal romanzo di Dario Ferrari potrebbe essere tranquillamente applicata a un settore, quello della moda, che in un momento di grande fatica sociale, economica si rifugia nelle mosse di piccolo cabotaggio e un tribalismo esasperato.
Gli spostamenti di nomi dalle varie caselline, le spinte in avanti e indietro tipo Monopoli, il gossip e il toto nomi, nomi interscambiabili come non mai, sono oggi il contenuto invece della cornice.
In fondo basterebbe sostituire le parole usate da Ferrari, sfilate al posto di convegni, giornalisti e stilisti al posto degli accademici, per ottenere un risultato simile.
Non è un bel quadretto, ci sono decisamente margini di miglioramento, oppure azzeriamo tutto, che già la bilancia commerciale non è proprio in forma smagliante.
Tiriamo una riga sulla comunicazione, il marketing, le pr e il social networking e ripartiamo: in fondo l’araba fenice ha delle piume estremamente eleganti.
CLAUDIA VANTI
Stilista eclettica, ha collaborato per anni con marchi del pret à porter italiano e internazionale come Ferré, Chanel, Hugo Boss.
Insegna Design del Prodotto moda, ha la passione del disegno e il sogno segreto di scrivere la sceneggiatura di una serie tv. Ovviamente sulla moda.