Stereotipi di stagione | Matteo Lion

È inevitabile.
Come il raffreddore i primi di ottobre.
Dai tempi del successo di “pinne ed occhiali”, ogni anno di questa stagione deve arrivare una manciata di canzoncine smaccatamente scritte a tavolino in cui si elencano i più biechi stereotipi della stagione estiva.
E anche in musica i luoghi comuni sono i più affollati.
Il più ricorrente degli stereotipi ovviamente è l’idea di un nuovo amore, che secondo Giusy Ferreri quest’anno ci travolgerà. Niente meno.

Quest’anno pare almeno essere un’estate più aperta agli altri a giudicare dal ritornello del tormentone annunciato:
“Di dove siete?
com’è che state?
ci state bene?
e-state.”

Ovviamente è una mania planetaria, mica solo italiana.
Anche Miley Cyrus se n’è uscita con una canzoncina (che -mi vergogno a scriverlo- musicalmente non trovo neanche bruttissima) ma con un testo davvero didascalico.
Lei che faceva il sesso orale ai martelli ora canta con l’innocenza di una contadinella di Lourdes: “Non sono mai arrivata in spiaggia o rimasta davanti all’oceano. Non mi sono mai seduta sulla riva, sotto il sole con i piedi nella sabbia.”
E come una brochure turistica il testo prosegue con il più classico citazionismo di stagione: “uccelli che inseguono il vento”, “gite in barca”, “cieli azzurri di Malibu” e “il desiderio di nuotare con il pesce”.

Gli stereotipi mi infastidiscono perché sono scorciatoie per arrivare ad un pubblico più vasto possibile rendendo stucchevole e banale ogni testo.

Se il mare d’inverno nella canzone di Ruggieri era un “film in bianco e nero visto alla tv”, quello estivo nelle hit di oggi è al massimo un pop-up che lampeggia sullo schermo di un cellulare.
Eppure l’estate è una stagione così ricca di scenari che non ci si spiega perché ci si debba sempre rifare al modello da riviera.

Ad esempio appena si apre la bella stagione, io canticchio sempre “Mosquito” degli Yeah Yeah Yeahs, canzone sulle zanzare che ti vedono, anche se tu non le vedi.

Oppure mi piace molto “Summer breeze“. È una canzone delle CocoRosie che, a dispetto del titoletto accattivante e del groove quasi da aperitivo sulla spiaggia, racconta di uno stupro subito in giovane età da parte del fratello e della consapevolezza che ora “Mi vuoi scopare, lo so già; vuoi scoparmi e gettarmi sul pavimento”.
Perché le statistiche e le cronache delle estati passate raccontano uno stillicidio di violenze sulle donne.

E se vogliamo continuare con i contro-stereotipi, l’estate può anche essere un pretesto per ritirarsi da tutto e da tutti, rimpiangere qualcuno che non c’è più e isolarsi per ascoltare “il sussurro dei prati estivi”, come cantava Joni Mitchell.

E poi d’estate si beve di più. E non sto parlando di bere tanta acqua come consiglia puntualmente StudioAperto.
Si beve più alcool come ci ricorda Lana del Ray nella sua cover di “Summer Wine“: “Ciliegie di fragole e un bacio d’angelo in primavera. Il mio vino estivo è realmente fatto di tutte queste cose. I miei occhi diventarono pesanti e le mie labbra non potevano parlare. Ho cercato di alzarmi, ma non riuscivo a trovare i miei piedi.”
Perché si spera sempre che l’effetto dell’ubriachezza sia quello di abolire gli scrupoli del sentimento.
E quindi si deve dar ragione a Marylin Monroe quando diceva: “Posso smettere quando voglio. Solo che non voglio, specialmente quando sono giù”.

Perché è quello che rivendico nei tormentoni estivi è che pare ci sia l’obbligo di essere felici e spensierati. Che il sentimento sia sempre solo una caso bella e facile. Certo l’estate aiuta la rinascita e forse agevola la leggerezza.
Ma preferisco una rinascita più tormentata (e consapevole) come quella cantata da Bruce Springsteen che ancora depresso perché la sua ragazza “se n’è andata, ed è come se mi avesse tagliato con un coltello” non può rimanere insensibile alle “ragazze coi loro vestiti estivi” che gli passeggiano accanto. E quindi riconosce che: “l’amore è una danza per gli stupidi. Non ha molto senso, ma ho ancora i piedi”.

Insomma dice anche lui che “un nuovo amore ti travolgerà”, ma lo dice meglio.

Matteo Lion

foto: Andrea Ferrato