Niente costa tanto caro come essere poveri | Matteo Lion

Due pesi e due misure!
In Europa all’ultimo Eurovision Song Contest, Il festival della canzone europea, il pubblico ha premiato al televoto la canzone “1944” che racconta la deportazione e la strage dei tartari di Crimea perpetrata da Stalin.

Quando invece sono state rese ufficiali le nominations degli ultimi MTV Music Award l’esclusione del video “Borders” di M.I.A., l’artista britannica di origine Tamil, ha fatto scalpore.
Il video, molto bello ed evocativo, è un omaggio ai profughi che cercano di oltrepassare i confini. Ricco di metafore e di immagini che scuotono le coscienze come quella in cui indossa la maglietta dei calciatori del Paris Saint Germain con il logo dello sponsor, Fly Emirates, trasfigurato provocatoriamente in Fly Pirates.

La prima a protestare è stata la stessa M.I.A. che ha lanciato una serie di tweet al vetriolo:
“BORDERS is not included in the VMAs#hahahahhaahahhaha!! Racism sexism classism elitism #dontwantyourlane!”.
E subito dopo:
“BORDERS came representing people outside US showing . This is a perfect example of “allowed” voice vs excluded voices. Even if U direct it.”

Ma anche il pubblico ha dato un segnale netto.
I dati parlano chiaro: solo 6.5 milioni di ascoltatori complessivi; somma dei classici spettatori televisivi ma anche di quelli che hanno visto il programma in streaming dall’app ufficiale.
Un netto crollo rispetto ai circa 10 milioni dello scorso anno, che già aveva segnato un trend in negativo.

Non dico che 3 milioni e mezzo di persone non abbiano guardato MTV in protesta per l’esclusione di M.I.A.
Ma dico che la società, il mondo, la politica, i valori stanno cambiando molto velocemente. E forse la musica pop fatica a stare al passo di questi cambiamenti epocali.

Emma Bonino ha detto: «Non è che noi non vogliamo gli extracomunitari o gli islamici, non vogliamo i poveri. La Gran Bretagna respinge chi scappa dall’Isis ma quando uno sceicco islamico che impone il burqa alle sue dieci mogli vuole trasferirsi a Londra trova il tappeto rosso, come negli altri Paesi».
È proprio la povertà che spaventa e vogliamo nascondere sotto il tappeto e non le culture diverse.

MyssKeta canta: “Voglio il burqa di Gucci total Nasir Mazhar, la borsa di Pucci, vestita HBA, una Audi A4 la mia voracità. Solo un’altra botta tra me e la felicità. Me ne fotto della crisi, il mio uomo è dentro all’Isis”.

L’unica integrazione possibile quindi sembra essere il denaro. È quello l’unico visto e lasciapassare nella rigorosissima Europa.
Ma infondo si sa, l’emigrante è solo un ingenuo convinto che un paese possa essere migliore di un altro.
Oggi non solo l’immigrato, ma ciascuno di noi, ha diritto di cittadinanza non in quanto esiste, non in quanto è un uomo, ma solo in quanto “mezzo” di produzione e di profitto.

Anche la morte la si accetta molto più fatalmente che la povertà.
E infatti Calcutta canta con una certa rassegnazione: “noi a questa America daremo un figlio che morirà in jihad.”

Devo ammettere che anche in me ha sempre covato un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirmi altrove.
E so che un giorno dovremo affrontare queste ingiustizie e cercare di calmare “l’ira funesta dei profughi afghani che dal confine si spostarono nell’Iran”, come cantava Franco Battiato in Cuccurucucù Paloma.

Matteo Lion

foto: Andrea Ferrato